lunedì 31 dicembre 2012

Iveco, dove c'è un bambino


Pensierini di fine anno:
Perchè i marciapiedi sono costantemente ostruiti da signore che manovrano, con difficoltà e buone dosi di imperizia, passeggini somiglianti a camion, tra petulamenti telefonici, svagatezze varie ed impacci reciproci con gli altri viandanti ?
I bambini che nascono oggi non dovrebbero essere statisticamente più grossi di quelli che qualche anno fa si godevano (mediocremente consenzienti) l'aria aperta in carrozzine di dimensioni ragionevoli ed essenziali, con la stessa espressione di totale indifferenza alle dimensioni del proprio veicolo; e non risultano effetti traumatici sulle personalità degli adulti da ristrettezze degli abitacoli infantili.
O forse adesso rimangono nei passeggini fino a 11-12 anni ?
I bambini che nascono oggi sono talmente pochi e preziosi da doverli custodire in carrozzelle con triplo airbag, o si tratta della solita prepotenza occupatoria che aveva spinto i genitori ad invadere lo spazio viario con i SUV ?
Almeno per i modelli più ingombranti, si potrebbe ipotizzare una patente (a punti ?) da ottenersi previo apposito corso in parallelo a quello pre-parto, con indicazione delle strategie di comportamento più elementari per non amputare caviglie ai passanti, non rimanere impigliati nelle recinzioni, ed affrontare i gradini senza l'intervento della Protezione Civile ?
E se i Comuni concordassero di allargare i marciapiedi, si allargherebbero immediatamente anche i passeggini ?

domenica 30 dicembre 2012

Ultima (e pericolante) conoscenza


Abbiamo presentato all'inizio dell'anno la prima nuova specie di Primate scoperta nel 2012, e vorrei approssimarmi alla chiusura in modo analogo: l'ultima specie di Primate che si è aggiunta, in dicembre, al breve elenco (poche centinaia) delle specie di questo nostro minuscolo ramoscello dell'albero genealogico di viventi, un nitticebo del Borneo indonesiano battezzato Nycticebus kayan. E' caratterizzato dall'avere due lingue e, caratteristica rarissima tra i mammiferi, morso velenoso. Praticamente una suocera.
Manco a dirlo, lo scopriamo già a rischio di estinzione per la continua riduzione e frammentazione degli habitat forestali in cui vive. Buona fortuna anche a lui.

Se poi volete consultare una guida completa delle (tante) specie di Primati in pericolo, la trovate qui.

giovedì 20 dicembre 2012

Corto Circuito


Se ci vuole un attore comico per ricordarci i principi fondamentali della nostra Costituzione, vuol dire che siamo ridotti piuttosto male come coscienza civile: decenni di rimbecillimento sistematico della popolazione hanno prodotto i loro effetti. Dobbiamo dire grazie a Benigni e meno male che esiste. Dio solo sa quanto ne avevamo bisogno - no, no, io non posso proprio esprimermi cosi - ehm... il Presidente solo sa quanto ne avevamo bisogno.
La nostra Costituzione è molto bella e moderna non solo perchè è - lapalissianamente - storicamente piuttosto recente, ma anche perchè il momento di uscita dal buio della dittatura e della sopraffazione favorisce visioni aperte e solidali del futuro, pur nel panorama contingente di macerie materiali e morali.
La nostra Costituzione è certamente meno pervasa di individualismo di quella degli Stati Uniti, ideata da conquistatori e coloni ancora in piena fase di avanzamento e di spoliazione delle popolazioni autoctone, ed anche molto più antica, essendo stata scritta nel 1787, quindi addirittura prima della Rivoluzione Francese. E' in vigore proprio dall'anno fatidico 1789, e da allora emendata solo 27 volte, le prime 10 nei primi due anni (1791).
I primi dieci emendamenti sono raggruppati nella cosiddetta "Dichiarazione dei Diritti".
Il secondo emendamento è quello che conferisce al possedere armi il rango di un diritto inviolabile della persona, come quello al voto o alla libertà di espressione (per la verità se tale diritto debba considerarsi tale per qualsiasi privato cittadino è stato oggetto di controversie fino a tempi molto recenti).

Non ho fatto ricerche storiche approfondite su questo aspetto della vita sociale ma, a lume di naso, immagino che il circolare armati sia stato un uso generale in ambienti umani privi di regole precise di convivenza, e che sia stata una delle prime cose che venivano regolamentate appena le collettività si strutturavano in un'organizzazione sociale con una qualsiasi forma di legge.
Via via che le società umane si organizzavano, la facoltà di disporre di armi (almeno negli spazi pubblici) sarà stata riservata alle categorie militari o preposte al mantenimento dell'ordine.
Mi figuro anche che il diritto alle armi si sia poi facilmente trasformato in una forma di riconoscimento per il rango sociale delle persone: nell'Occidente cristiano, viene da pensare alla forma medioevale della Cavalleria: l'arma nelle mani del nobile animo per la difesa della Giustizia e della Religione (che è pari pari, nel ventunesimo secolo, ciò che ha esitato quel gentiluomo norvegese di nome Breivik).
Se si traspongono questi principi medioevali nel contesto americano della frontiera e dei religiosissimi coloni che fronteggiavano le popolazioni autoctone facilmente dequalificabili come "selvagge", ecco che mi risulta abbastanza comprensibile quel maldestro tentativo egualitario di fine '700, che amplia il diritto alle armi a tutti i cittadini (intesi come europei bianchi), e finisce per emancipare le armi anzichè le persone.
Il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti è un pò un corto circuito tra le modalità di autodifesa in assenza di legge, e la legge stessa che le sancisce come diritto proclamando al propria inutilità.

Ma una volta che le armi sono un diritto, diventano anche una merce di largo consumo e quindi un business. Non a caso nel 2002 ci fu un tentativo, poi abortito, del secondo Governo Berlusconi per nominare ambasciatore negli U.S.A. nientepopodimenoche il signor Beretta.
La National Rifle Association è l'organizzazione di avvocatura dei possessori di armi, potentissima negli Stati Uniti e ricca di parlamentari amici soprattutto tra i repubblicani, ma anche tra i democratici. Ha ovviamente un sito internet, che tengo d'occhio da qualche giorno. Io ho spesso la sensazione di scrivere troppo poco, ma c'è chi è più pigro di me.
Il terzultimo post risale alla fine di ottobre ed invita tutti gli associati ad impegnarsi a fondo nella campagna elettorale, perchè "un'eventuale successo di Obama potrebbe mettere a rischio il nostro diritto a possedere armi".
Il penultimo risale a fine novembre e si gloria dei risultati di uno studio dell'Università della Virginia che attesta che, nel quinquennio 2006-2011, i crimini violenti in Virginia sono diminuiti del 27 % a fronte di un incremento nelle vendite di armi nello stesso periodo del 73 %. Osservo che manca un qualsiasi raffronto con quanto diminuiscono i crimini in un qualsiasi Stato in cui la vendita di armi sia diminuita o non aumentata.
Approfondendo, ho rilevato con qualche disgusto che il nocciolo del ragionamento sarebbe che i criminali le armi le comprano comunque, quindi se ci armiamo anche noi "persone normali", abbiamo maggiori possibilità di fronteggiarli. Come se si trattasse di due specie diverse.
Osservo anche che nelle più grandi nazioni europee il tasso di omicidi volontari varia intorno a 1 - 2 /anno per 100mila abitanti e, tanto per sfatare qualche luogo comune, il primato è della Svezia; mentre l'Italia, con mafia, camorra, 'ndrangheta e leghisti che invitano a bruciare gli zingari, ha uno dei tassi di omicidi più basso: 1,1 - 1,2 per 100mila abitanti all'anno. Mentre gli armatissimi Stati Uniti viaggiano intorno a 5 omicidi per 100mila abitanti all'anno.
E infine, dopo giorni e giorni di imbarazzato silenzio, il 18 dicembre la NRA ha pubblicato la sua dichiarazione di stizzito silenzio, rimandando ogni commento ad una conferenza stampa da tenersi domani, sperabilmente dopo la fine del mondo.

giovedì 6 dicembre 2012

Ciurma, è finito il sushi


Per il cuoco, l'aragosta è pesce. In realtà, avrebbe molta più ragione l'aragosta a chiamare pesce il cuoco, poichè, come Vertebrato, egli è molto più strettamente affine ai naselli che avrebbero potuto finire in pentola, in contingenze situazionali alternative che sarebbero state all'aragosta molto gradite, al posto del prelibato Crostaceo, il quale, come Artropode, ha invece qualche parentela con lo scarafaggio testè schiacciato col mestolo, con gesto elegante e fulmineo, dallo chef di classe sopraffina.

Come si vede, quello della pesca è un mondo che va un pò all'incontrario, e infatti, per capire come stanno andando a finire i pesci, converrà iniziare a parlare di mucche.
William Forster Lloyd, matematico dilettante, raffigurò in un pamphlet nel 1833 (1), il seguente scenario: un pascolo comune, a cui possono liberamente accedere, con le loro mucche, tutti i mandriani di un villaggio.
Che cosa succede quando si raggiunge il limite del numero di mucche che quel pascolo può sostentare ?
Se si supera tale limite, il pascolo diventerà sovrasfruttato, l'erba verrà mangiata più velocemente di quanto possa crescere, e peggiorerà la qualità dell'alimentazione di tutti gli animali. Ogni mandriano che si trovi nella possibilità di acquisire una mucca in più si domanderà che cosa gli conviene fare.
Il beneficio di avere una mucca in più sarà tutto suo, mentre il danno del deterioramento del pascolo sarà ripartito fra tutti. Allo stesso modo ragioneranno da uomini razionali tutti gli altri mandriani, e sebbene tutti siano consapevoli di rovinare il pascolo comune, e privarsi così della risorsa fondamentale per la propria sussistenza, non avranno dubbi nell'approfittare dell'opportunità di avere un maggiore profitto.
Il tema fu ripreso da Garrett Hardin nel 1968, in un classico degli albori dell'ecologia, "La tragedia dei beni comuni" (2). Come si può risolvere il dilemma tra massima convenienza personale immediata e conservazione delle risorse che la generano ? Secondo Hardin la questione è "tecnicamente priva di soluzione".
Una delle possibilità più intuitive è quella di suddividere il pascolo comune in tanti appezzamenti, ed ogni mandriano si gestirà il suo come meglio crede: in sostanza: privatizzazione. Ma non tutti i beni comuni possono essere gestiti così.
Si può suddividere un fiume in tanti segmenti gestiti da singoli privati, ma chi sversa rifiuti non inquina il suo pezzettino, ma tutti gli altri a valle.
L'aria non si può recintare, e l'acqua delle falde sotterranee può avere comunicazioni e provenienze quasi imperscrutabili: chi sporca qui, fa danno di là. E come si può lottizzare e privatizzare a beneficio di pochi l'accesso a beni indispensabili per la sopravvivenza di ciascuno ? Memento per il referendum sull'acqua potabile dello scorso anno.

Una possibilità alternativa è quella di una rigida regolamentazione dell'utilizzo dei beni comuni.
In Italia ne abbiamo molti esempi, le comunità locali hanno saputo darsi regole rigorose per la gestione sostenibile delle risorse ed evitare il sovrasfruttamento: dal pascolo al taglio dei boschi, molti di questi regolamenti locali hanno funzionato perfettamente per secoli.
Qualche problema in più si pone oggi, con le risorse per generare profitto che si posssono andare a prendere dall'altra parte del mondo, e i Paesi che, ad esempio, hanno devastato i propri territori in nome dello sviluppo industriale possono sfacciatamente estorcere per quattro soldi terre da coltivare in Africa.

Le risorse ittiche e gli sgangherati e maldestri tentativi di regolarne lo sfruttamento sono una sintesi abbastanza completa della tragedia dei beni comuni.
Il pescabile può essere assoggetato a regole e ripartizioni nelle acque territoriali degli Stati mentre, libero negli oceani, è un bene comune accessibile a tutti.
E il dilemma equivalente all'aggiungere una mucca in più nel pascolo è quello di pescare un pesce in più rispetto alla capacità riproduttiva della popolazione. Sebbene ciascun pescatore sappia di depauperare ed erodere irrimediabilmente la propria fonte di sussistenza, nessuno rinuncerà a pescare di più.

Guardiamo più da vicino.
La pesca artigianale, su piccola scala locale, ha scarto pressochè zero (praticamente tutto il pescato viene venduto o comunque utilizzato), e storicamente ha fornito buona parte dell'apporto proteico nell'alimentazione di molti paesi del sud del mondo, in Africa e in Asia; e inoltre ha offerto preziose alternative per l'approvvigionamento di cibo in aree colpite da siccità che mettono in ginocchio l'economia agricola e pastorale, come più volte è avvenuto nel Corno d'Africa negli ultimi decenni, ad esempio.
Ma oggi si aggirano per i mari enormi pescherecci che sono delle vere industrie galleggianti di Europa, Giappone, Russia, Corea del Sud e ormai anche Cina, che tirano su in una notte quello che i piccoli pescatori locali catturano in un anno. Come se non bastasse, nella pesca industriale più della metà, se non i due terzi, del pescato è considerato scarto e viene gettato via perchè di valore commerciale insufficiente.
Come risultato, attualmente si cattura due volte e mezzo quanto le specie pescate siano in grado di riprodurre. Negli ultimi vent'anni, la biomassa complessiva del merluzzo in Africa Occidentale è diminuita dell'80% e quella dello sgombro nel Pacifico meridionale addirittura del 90%. Queste rilevazioni si sono fatte più attente dopo lo shock subito dai canadesi di Terranova negli anni '70. L'isola di Terranova viveva principalmente della pesca e dell'industria del merluzzo: aveva qualcosa come 20 impianti per la produzione di olio di fegato di merluzzo (argh !). Da 400 anni o più i pescatori baschi e bretoni si spingevano fino all'estremità nordoccidentale dell'Atlantico per attingere a quegli imponenti banchi che già avevano imparato a conoscere.
Con il popolamento europeo di Terranova, la pesca del merluzzo divenne sempre più fiorente: da 100mila esemplari all'anno nel '700, le magnifiche sorti e progressive portarono il prelievo a 300mila tonnellate all'anno a metà del '900, nella felice idea che le risorse marine fossero pressochè illimitate, fino a 800mila tonnellate a fine anni '60, nel crescendo di ricchezza e floridità che doveva essere ineluttabile. Poi basta. I grandi banchi di merluzzi di Terranova, dagli anni '70 sono scomparsi. Esauriti. Finiti. Chiuse le fabbriche di olio di fegato (tiè !). Dal 1992 vige una moratoria, nell'ulteriore felice idea che basti smettere di pescare per un pò perchè i pesci ritornino. Ma drastiche alterazioni nelle catene alimentari hanno di solito effetti irreversibili. Oggi la sussistenza dell'isola volge le spalle al mare e guarda verso i boschi dell'entroterra per la produzione di carta, perchè i merluzzi non sono mai tornati.
Ebbene, oggi che sappiamo per certo che le risorse dei mari non sono affatto inesauribili, e che il sovrasfruttamento le depaupera irrimediabilmente, come ci comportiamo, forti di tale consapevolezza ?
Peschiamo sempre più intensivamente.

L'Unione Europea, tra i principali responsabili del sovrasfruttamento, applica da 40 anni una politica basata sulle quote, analoga a quella per l'agricoltura. Ma i totali di prelievo ammessi sono più alti di circa il 50% rispetto a quanto raccomandato dagli scienziati, e per di più i controlli chiudono un occhio, e ancor più volentieri tutti e due, sugli sforamenti.
Tra le misure previste per arginare il futuro collasso del settore, prevale, manco a dirlo, quella più liberista: l'equivalente della lottizzazione e privatizzazione.
Concessioni di pesca trasferibili, cioè quote che i pescatori potranno rivendere. L'esito più ovvio è che queste finiranno per concentrarsi nelle mani di pochi colossi industriali man mano che i piccoli pescatori artigianali getteranno la spugna; vale a dire che si favorisce la pratica più dannosa a spese di quella più rispettosa per la risorsa che si vorrebbe salvaguardare.
Ma noi abbiamo sempre qualcuno su cui scaricare i disastri della nostra avidità: il sud del mondo.
Dal 1979, l'Unione Europea stipula accordi di partnerariato con una quindicina di Paesi di Africa, Caraibi, Pacifico, con i quali noi, nella nostra infinita generosità, incentiviamo lo sviluppo della loro Pesca.
Funzionano grossomodo così: in cambio di un pò di soldi ai Governi di tali Paesi (e senza troppe preoccupazioni nè su come i fondi verranno impiegati nè su come tali Governi detengano il potere), gli Europei acquisiscono concessioni di pesca per quantità ben definite che tanto nessuno sarà mai in grado di controllare. E le grandi navi della nostra pesca industriale vanno a fare concorrenza ed impoveriscono i piccoli pescatori locali. Niente male come incentivo allo sviluppo.
Ma può anche andare peggio. Dove lo Stato si è di fatto dissolto, in Somalia, gli Europei pescano su scala industriale senza alcuna licenza, o con permessi fasulli dei vari signorotti e feudatari delle mafie locali.
Da anni sentiamo parlare dei "pirati somali" e delle loro imprese ai danni dei commerci occidentali, e forse ci ha affascinato l'idea romantica che all'alba del ventunesimo secolo potessero ancora esistere i pirati, come da fumettone eroico, anche se magari lo stereotipo sarà ormai orfano dei gadget più folkloristici, quali gambe di legno, protesi uncinate e bandiere nere con teschio e tibie.
E da dove saranno mai spuntati fuori, i pirati in Somalia ?
Per la maggior parte sono ex-pescatori, a cui la pesca industriale condotta indiscriminatamente da Europei e Giapponesi ha sottratto i mezzi di sussistenza, e che si sono riconvertiti nella pirateria per sopravvivere e per difendere le loro coste.
Dal 2008, l'Unione Europea difende i traffici marittimi nella zona con l'operazione "Atalanta" (150 milioni di Euro l'anno), che impegna incrociatori ed aerei da pattugliamento per prevenire gli attacchi dei pirati.
Già che sono lì, le marine militari europee interverranno anche a contrastare la pesca industriale illegale ? Purtroppo no: "non fa parte del mandato" (3).

(1) W.F. Lloyd, Two Lectures on the Checks to Population (Oxford University Press), 1833

(2) G. Hardin, The Tragedy of the Commons (Science, 13, Vol. 162, N.3859, pagg. 1243-1248), 1968

(3) Jean-Sébastien Mora, Le devastazioni della pesca industriale in Africa (Le monde diplomatique, novembre 2012, pagg. 10-11)

lunedì 3 dicembre 2012

A tutto gas - serra

In questa pagina della rivista Nature trovate l'utilizzo delle risorse energetiche dei principali Paesi consumatori, suddiviso per fonti, in diversi istogrammi: carbone, petrolio, gas, nucleare, idroelettrico/rinnovabili. Per passare da un istogramma all'altro basta "cliccare" sul simbolino della fonte energetica in alto.
Per tutti i grafici l'unità di misura è l'equivalente energetico del milione di tonnellate di petrolio.
I dati sono quelli relativi al 2011.
La triste conclusione è che il Protocollo di Kyoto è diventato obsoleto restando irraggiungibile.

venerdì 30 novembre 2012

Meglio tardi che mai


Pur se solo come "Stato osservatore", la Palestina ha ottenuto il
riconoscimento dall'ONU.
Alla memoria.


domenica 25 novembre 2012

Non ti pago


Le imprese producono merci e servizi e cercano di venderli a qualcuno il cui reddito non sia pagato da loro.
Se la massa mondiale di imprese dovesse vendere le merci e i servizi prodotti alla massa mondiale di propri lavoratori o fornitori, è ovvio che il potere d'acquisto complessivo, e quindi la massa dei ricavi, sarebbe perfettamente pari alla massa dei pagamenti, cioè delle uscite. Il totale netto dei profitti di impresa sarebbe zero.
E infatti è prprio così.
Marchionne licenzia i suoi operai italiani retribuiti a sufficienza per poter acquistare un'automobile, e quindi troppo, per far produrre le sue macchine a lavoratori serbi o polacchi pagati talmente poco da non potersi permettere di acquistare le merci che producono. E poi si arrovella perchè non riesce a capire come mai non riesce a vendere a nessuno le sue automobili. L'esempio è puerile, ma ha una funzione puramente esplicativa.
Per potere vendere tutte le merci e i servizi che le imprese producono, occorre che ci sia una massa di potere d'acquisto sufficiente per assorbirli; e tale potere d'acquisto può essere generato solo da quanto le imprese stesse retribuiscono i propri dipendenti e fornitori. Ma se così fosse, nessun profitto sarebbe complessivamente possibile, perchè il gioco sarebbe inevitabilmente a somma zero.
E infatti è proprio così.
Un buon sistema per far crescere fittiziamente il potere d'acquisto, e quindi i profitti delle imprese, è il debito pubblico.
Lo Stato si indebita permettendo alle imprese di vendergli merci e servizi al di sopra della somma dei poteri d'acquisto individuali dei cittadini, e quasi sempre si tratta di cemento e asfalto, purtroppo.
Inoltre, lo Stato si indebita per retribuire una massa di dipendenti superiore alle reali necessità, permettendo loro di spendere e consumare. Ma attenzione: i dipendenti pubblici non devono produrre servizi in misura proporzionale al proprio costo del lavoro: i dipendenti pubblici DEVONO essere messi in condizione di essere poco produttivi, al di là della propria buona volontà, altrimenti i profitti delle imprese ne risentirebbero. Infatti, se le scuole fossero pienamente efficienti, le scuole private non potrebbero lucrare; se la sanità fosse attrezzata e funzionale, cesserebbero i profitti di tutto il magmatico verminaio delle cliniche private; se le poste funzionassero non ci sarebbe spazio per la pletora dei corrieri privati; se i trasporti pubblici fossero efficienti si venderebbero meno automobili, e così via.
Quindi i debiti pubblici degli Stati sono, in buona misura, quello che tiene in piedi quel falso idolo chiamato Libero Mercato, oggi da quasi tutti adorato come un totem incontestabile.
Sembra che nessuno dei nostri brillanti economisti se ne sia ancora accorto, visto che le ricette che propongono per risolvere il problema sono invariabilmente ultraliberiste ed ultramercantiliste, e quindi pretendono di usare il veleno come medicina, eppure è proprio così.
Ma, evidentemente, non si può andare avanti a debito all'infinito. Arriva infine il giorno in cui il debito deve essere ripianato.
"Chi paga ?" Non è una domanda interessante, perchè ha una risposta troppo ovvia. Genera più curiosità andare a vedere chi non paga.
Voi ed io paghiamo l'IMU. Ciò sembra non bastare a finanziare l'assistenza a malati gravi, ad assicurare il diritto alla pensione di chi ha accettato di lasciare il lavoro sulla base di accordi che la pensione l'avrebbero assicurata per le leggi allora vigenti, per finanziare dignitosamente il funzionamento della scuola, eccetera. A quanto pare non basta proprio, siamo davvero miseri e disperati; eppure, l'associazione per delinquere finalizzata alla propaganda di assurde superstizioni dell'antichità, raffigurata nella foto, in buona sostanza, l'IMU continuerà a non pagarla.
Si tratta del patrimonio immobiliare più cospicuo del Paese, ed al mancato introito si aggiungeranno 3,5 miliardi di sanzione dell'Unione Europea per l'aiuto di stato alle attività economiche dell'associazione a delinquere in questione. Per questo, evidentemente, i soldi bastano. Tra i falsi idoli esiste qualche forma di soldarietà di classe, beati loro.

martedì 13 novembre 2012

Determinanti selettivi nelle tendenze filetiche all'incremento o decremento dimensionale della pasta ripiena



In una recente e piacevole occasione conviviale, la notevole qualità dei tortelloni mi ha richiamato alla mente alcune osservazioni di economia domestica, suggeritemi qualche tempo addietro non ricordo più da chi. Ma prendendo il discorso un pò alla lontana, lo si può rendere ancor più interessante.

In zoologia, la Regola di Bergmann, formulata nel 1847, afferma che, tra animali affini, quelli che vivono in ambienti più freddi tenderanno ad avere dimensioni maggiori dei loro simili abitanti in climi più caldi: ad esempio, l'orso polare è più grande degli altri orsi che vivono in ambienti più temperati; il pinguino imperatore Aptenodytes forsteri, la specie di pinguino di maggiori dimensioni, è quella con l'areale di distribuzione più vicino al Polo Sud, mentre Spheniscus mendiculus, il pinguino delle Galapagos, in pieno Equatore, è la specie più piccola; e così via.
Il fondamento fisico della Regola di Bergmann è che, a parità di forma generale, ad un aumento di dimensioni corrisponde una diminuzione del rapporto superficie/volume: approssimando il nostro ipotetico animale ad una sfera, ed immaginando di poterne aumentare le dimensioni, la superficie aumenterà in proporzione al quadrato del raggio, ed il volume in proporzione al cubo del raggio. Quindi il rapporto superficie/volume sarà proporzionale a 1/r: aumentando r, il rapporto diminuisce.
La relazione con la temperatura ambientale è altrettanto semplice: il calore prodotto dall'attività metabolica dell'organismo è, approssimativamente, proporzionale al volume corporeo; mentre il calore che viene disperso nell'ambiente (sia acqua o aria) è più o meno proporzionale alla superficie.

Quindi, animali grandi sono facilitati nel trattenere il calore corporeo, mentre animali piccoli lo disperdono più facilmente.
La regola di Bergmann è una di quelle leggi di natura ricavate empiricamente che, pur con qualche notevole eccezione, funzionano in linea generale abbastanza bene.

Animali di grossa taglia che vivono in climi molto caldi presentano adattamenti di vario tipo per agevolare la dispersione del calore in eccesso: ad esempio gli enormi padiglioni auricolari dell'elefante africano funzionano come dei radiatori, e sono, in ultima analisi, uno stratagemma per aumentare un rapporto superficie/volume altrimenti sfavorevole, ove il surriscaldamento sia un problema maggiore dell'infreddatura.
Figurarsi il valore che possono avere strutture idonee alla regolazione della temperatura corporea per animali pecilotermi (cosiddetti "a sangue freddo"), come i rettili. Una notevole opportunità in tal senso si presentò nel Mesozoico ad un grande sottordine dei dinosauri Saurischi, i Teropodi, che assunsero andatura bipede: l'esponente più celebre del gruppo è il terrificante Tyrannosaurus rex, ma i Teropodi comprendevano un gran numero di specie, molte delle quali di piccole dimensioni (e quindi particolarmente esposte alle fluttuazioni termiche). Una prima innovazione, idonea al controllo della temperatura, comparsa in questo gruppo di dinosauri furono le piume, dapprima semplici e filamentose, poi via via più perfezionate e complesse (e presenti anche su un animale di oltre una tonnellata di peso il cui fossile è stato recentemente scoperto, Yutyrannus). Ma, come noi stessi abbiamo appreso circa cinque milioni di anni fa, diventare bipedi (al prezzo di qualche mal di schiena dovuto alla contrarietà della colonna vertebrale al lasciarsi impunemente mettere in verticale) offre campo libero all'uso che si può fare degli arti anteriori: per i piccoli dinosauri bipedi piumati, presumiamo che le zampe anteriori poterono diventare ottimi radiatori regolabili: da tenere chiusi aderenti al corpo quando fa freddo, o spalancati in caso di calura eccessiva. E siccome, una volta che il radiatore è utile, più è grande più è efficace, raggiunte che siano le dimensioni sufficienti per planare, ad esempio, da un albero all'altro, il gioco è fatto: basta solo sviluppare qualche muscoletto pettorale per passare al volo battuto.
Da un gruppo di piccoli Teropodi, i Maniraptora, discesero gli Uccelli. Vi eravate mai chiesti come abbiano potuto evolversi le ali ? Gradualmente ? E quale vantaggio potrebbe mai dare al suo portatore il 5 % di un'ala, che non serve assolutamente a nulla ai fini del volo ?
Il salto di funzione di strutture originatesi per una particolare (o anche nessuna) utilità e che diventano poi cooptabili per tutt'altro uso è una delle chiavi dell'evoluzione, e non dovremmo "fossilizzarci" troppo sulle funzioni attuali per comprendere l'origine storica delle strutture anatomiche.
Non vi sarà sfuggito, di passaggio, che se le ali degli Uccelli ebbero origine come radiatori per la regolazione della temperatura corporea, proprio come le grandi orecchie degli elefanti, ecco che Dumbo potrebbe rappresentare un esperimento evolutivo molto meno bislacco di quanto possa apparire.
Ma a spiccare il volo furono i discendenti di Teropodi piccoli, non l'enorme Tirannosauro; nè, tra i mammiferi, i Proboscidati attuali (bensì i piccoli pipistrelli). Ancora una volta entrano in gioco i rapporti tra superfici (in questo caso portanti) e volumi (e quindi pesi) da sostentare. Ali troppo smisurate sarebbero necessarie e, per quanto affascinante possa essere l'idea, i simpatici pachidermi non voleranno mai.

Come si vede, i rapporti tra superfici e volumi hanno effetti tutt'altro che banali sulla nostra esistenza, al punto che potremmo produrre un'estensione in base economica della Regola di Burgmann, da applicarsi a quei tortelloni (che buoni !) da cui avevamo iniziato il discorso.
Dovremmo immedesimarci in un'Emilia rurale di qualche decennio fa: a parità di forma generale, nel tortellino il ripieno, a base di carne e prosciutto, ha un valore economico considerevole; ed il ripieno costituisce, in prima approssimazione, il volume, mentre la pasta, a base di farina e uova più a buon mercato, è la superficie: e il tortellino è piccolo, con un elevato rapporto superficie / volume. L'impegno di manodopera della zdàura, che deve ripiegare un gran numero di piccoli gioielli di gastronomia con le sue amorevoli manine, era considerato, nelle società contadine, un costo trascurabile.
Ma al diminuire del valore economico del ripieno, passando dalla carne a ricotta e spinaci, ecco che anche l'impegno della massaia può essere alleggerito, e si giustifica il salto dai tortellini ai tortelloni, con un più basso rapporto superficie/volume, consentito da un maggiore equilibrio tra il valore della pasta e il valore del ripieno.
Quando infine il valore del ripieno decade forse persino al di sotto di quello della pasta, le dimensioni del manufatto possono essere ulteriormente aumentate, e la nostra (eroica) donna di casa potrà permettersi di ripiegare sbrigativamente pochi, grandissimi, cappellacci di zucca (ma che buoni anche quelli !), per poter dedicare più tempo a tutte le altre faccende domestiche che comunque su di lei incombono.

martedì 6 novembre 2012

Occhio al cervello

Oggi vorrei invitarvi a dare un'occhiata a questo articolo sul sito di Le Scienze, tradotto da Scientific American, per due motivi:
il primo è farsi un'idea di quali meccanismi estremamente semplici possano trarci in inganno nel valutare l'autenticità delle informazioni che riceviamo, se non rimaniamo sempre vigili a ragionare sulla credibilità di quello che vediamo e sentiamo;
il secondo, più o meno parallelo, è quanto, altrettanto facilmente, un traduttore, presumibilmente anche abbastanza esperto, possa a sua volta lasciarsi fuorviare da parole che si somigliano, se dimentica di ragionare sul loro significato (che pure magari conoscerebbe perfettamente, facendo mente locale).
Mi lasciava perplesso il passaggio sull'occhio dell'ostrica più grande del cervello, poichè entrambi gli organi sono persino difficili da definire nei Molluschi Bivalvi: cellule sensoriali sparse sensibili alle differenze luce-ombra, e gangli nervosi di animali detti Acefali per mancanza di differenziazione, per l'appunto, di una regione cefalica, rendono piuttosto improbo dire cosa sia un occhio e cosa un cervello in un'ostrica, figurarsi mettere in rapporto le dimensioni.
Ma nell'ostrica ho trovato la perla quando mi è tornata in mente la risaputa curiosità zoologica dello struzzo, che ha, ed è vero, lui sì, l'occhio più grande del cervello. E se il traduttore non ragiona su quello che sta leggendo e scrivendo (struzzo = ostrich, in inglese), la frittata (bella grossa, trattandosi di struzzo) è fatta.
E l'originale su Scientific American conferma lo svarione.

mercoledì 31 ottobre 2012

Sandy Minds


Trionfo mediatico dell'uragano Sandy, che ha monopolizzato per giorni l'attenzione dei mezzi di comunicazione e ottenuto ottimi livelli di audience. Un successone.
L'attesa della catastrofe, immeritata crudeltà della natura, in procinto di abbattersi su New York e sulla sua popolazione, e la speranza dell'arrivo, da un momento all'altro, di Superman in volo: non c'è niente da fare, gli americani ci fregano con i disastri. Noi non possiamo competere con le quattro dita di neve dell'anno scorso a Roma, impavidamente affrontate a colpi di sale fino da un sindaco che ha costruito la sua carriera politica facendo a botte anzichè ragionando, mentre forse Topo Gigio sarebbe stato il supereroe che avrebbe potuto salvare la nostra Capitale dal caos. Nessuno ci farebbe su un film.
Invece, càspita, l'uragano più violento che si ricordi si abbatte su New York, è tutt'altro mix di effetti speciali, la presa sul pubblico è assicurata. E infine la tragedia dei 40 morti statunitensi, ben più prontamente enfatizzata dei 50 haitiani: anche la morte ha un valore indicizzato in base al reddito.
Ma in questo bel film d'azione per grande pubblico, è mancato un protagonista. Mi sarei aspettato, nel ruolo di cattivo, qualcuno che invece non è stato ingaggiato nemmeno come comparsa.
"Immeritata crudeltà della natura" ? Ne siamo sicuri ? C'è una trama, una causa, un generatore dietro l'attacco pluviale che ha così duramente messo alla prova la Libertà Occidentale e la sua statua ?
Un uragano è pur sempre un evento naturale, anche se eccezionale a latitudini temperate: quale oscura forza del male può essere in grado di provocarlo ? La Spectre ? L'Enigmista ? Il potente soffio del lupo cattivo ? Un complotto ordito dalla salma di Bin Laden dal fondo del mare con la complicità di un medium appositamente addestrato in qualche madrasa di Islamabad ?
Come accade in generale da molti mesi a questa parte, anche in questo caso nessun telegiornale, nessun commentatore, nessun cronista, nessuno di coloro che hanno contrbuito alla sceneggiatura di questo kolossal catastrofico, ha osato pronunciare le parole: "effetto serra", "riscaldamento globale", "cambiamenti climatici". Il sipario è calato sull'argomento ed una pesante ed insonorizzata pietra tombale è stata posta su ogni dibattito e discussione.
Tabù. Sembra che un saldo vincolo omertoso leghi tutti i mezzi di informazione nell'intento di far scordare all'opinione pubblica l'effetto che gli agi del nostro stile di vita hanno sul clima. Mentre la crisi economica morde al sedere tutti i profitti, l'idea che ridurre i consumi sia una saggia necessità anzichè una disgrazia recessiva va messa a tacere, seppellita e tumulata.
Eppure, le evidenze empiriche sono sempre più solide: più consumi, più anidride carbonica, ne segue effetto a cascata sugli altri gas-serra a cominciare dal vapore acqueo; e quindi più effetto serra, atmosfera più calda, più energia disponibile, maggiori differenze medie di temperatura tra masse d'aria, perturbazioni più veloci e più violente (oltre ad altri eventi che un tempo potevano essere detti "estremi", a seconda delle latitudini, delle stagioni e delle "attitudini" climatiche locali: siccità prolungate, gelate, ondate di caldo, inondazioni).
Nessuno, beninteso, oserebbe dire che l'effetto serra è LA causa, chiara ed univoca, di uno specifico uragano nè di uno specifico evento di siccità. L'effetto serra fa aumentare le PROBABILITA' che tali tipi di eventi si verifichino (e quindi se ne può constatare l'effetto sul numero e la frequenza degli "eventi estremi" in un arco di tempo e in una diversità di situazioni sufficientemente ampi).
Ora di queste cose non si può più parlare per non dissolvere l'illusorio miraggio di una ripresa economica che non ci sarà mai ?
Figuriamoci negli Stati Uniti nel clou della campagna elettorale: parlare della necessità di ridurre i consumi e quindi di contrarre produzioni e commerci delle mille stupidaggini inutili che acquistiamo senza alcuna necessità, sarebbe un suicidio politico: chissà quanti voti si perderebbero dicendo la verità.
Così dobbiamo assistere al kolossal - thriller - tutto - azione - e - suspence dell'urgano che flette i grattacieli di Manhattan rimanendo il più possibile ignari della parte più avvincente ed interessante della trama. Il cattivo del film rimane nascosto ed innominabile, da sceneggiatori che puntano più sull'appariscenza degli effetti che sulla costruzione della storia. E' un "cattivo" dalle mille diramazioni e dai molti tentacoli, i cui piani perversi estendono i loro esiti ovunque e su tempi lunghi; e dovremmo fare finta di non riconoscerlo nemmeno nei suoi effetti più immediati e palpabili. Il nemico oscuro e tenebroso che trama contro di noi sono i nostri esagerati consumi; ma in tempi di crisi quella è una forza ostile che non si può additare: l'economia di mercato ha bisogno che le nostre menti rimangano inerti e pesanti come sabbia.

domenica 28 ottobre 2012

Il Paese che amo


Dunque, ricapitoliamo: dopo vent'anni di disastri e ridicolaggine, sembrava che Berlusconi, alla luce del sotto-zero assicuratogli dai sondaggi, non si ricandidasse come Presidente del Consiglio per le prossime elezioni e si accontentasse del seggio da Senatore con realtive tutele su arresti e intercettazioni, ma in realtà i giornalisti comunisti lo avevano frainteso.
Due giorni di assenza dalla politica, e una condannuccia per avere rubato 17 miliardi e mezzo all'erario, lo hanno convinto di essere ancora e più che mai indispensabile a questo Paese.
Cominciano ora a delinearsi i punti essenziali del suo salvifico programma per tutelare noialtri comuni cittadini, ignari di quello che la Magistratura sta tramando ai nostri danni.
1) Berlusconi in effetti non si propone come Capo del Governo, ruolo che verrà affidato dalle apposite Primarie a una personalità autorevole ed indipendente, come per esempio Piersilvio Berlusconi o Marina Berlusconi o Giuliano Ferrara. Berlusconi guiderà le riforme necessarie alla nostra salvezza da una posizione istituzionale di un certo prestigio ancora da definirsi, ad esempio Zar.
2) L'Italia esce dall'Euro e dichiara guerra alla Germania.
3) La nuova moneta sarà il Buono. Concepito originariamente come Buono Sconto per l'acquisto di "Chi" o di "Sorrisi e Canzoni", assumerà corso legale. Il cambio viene fissato in modo astutamente favorevole: 1 Buono = 2,5 Euro. Verranno emesse pezzature da 500 Buoni (effige del Gabibbo), 200 (effige della Santanchè), 100 (Minzolini), 50 (Cicchitto), 20 (Van Basten), 10 (Carlo Rossella), 5 (Minetti) e 1 Buono (Schifani).
Prevedendo l'eventualità che tale nuova moneta possa svalutarsi nel giro di trenta secondi da 2,5 a 0,00001 Euro, a causa di possibili oscuri complotti delle potenze ostili Francia e Germania sui mercati internazionali, la conseguente crisi economica, coerentemente con quanto già proposto dalla Sapienza monetaria dello Zar, verrà agevolmente risolta stampando più Buoni.
4) Una moneta speciale, il Buono non Covertibile, verrà utilizzata per il pagamento degli stipendi dei magistrati. Il Buono non Convertibile assume corso legale solo con l'apposizione della firma autografa dello Zar.
5) A proposito: Riforma della Giustizia: il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura non sarà più una presenza rappresentativa, ma avrà funzione direttiva, con il compito di guidare ed indirizzare operativamente l'attività dei magistrati, indicando quali reati perseguire, con ovvia prevalenza per i furtarelli di strada. Il Presidente del CSM, pertanto, non potrà più essere il Presidente della Repubblica ma una personalità di spicco, competente, e di limpida rilevanza isituzionale, nominata direttamente dallo Zar. Molto gettonato il nome di Capezzone.
6) Necessaria una nuova legge elettorale: invece di un iniquo premio di maggioranza, è allo studio un meccanismo che privilegi il merito: ad esempio, detenere il controllo di più reti televisive e case editrici di giornali e settimanali, dimostrare di avere raggiunto un adeguato livello di attenzione da parte della magistratura per la maggiore varietà di reati, saranno criteri di valutazione per l'attribuzione della carica di Zar indipendentemente dai voti ottenuti. La presidenza di una squadra di calcio professionistica costituisce titolo preferenziale.
Proposta di legge elettorale che D'Alema ha subito definito "interessante".
7) Per salvaguardare i cittadini dalle falsità dell'informazione comunista, lo Zar si riserva qualche ritocchino nelle direzioni dei Telegiornali, del tipo Paolo Bonaiuti al TG1, Angelino Alfano come premio di consolazione al TG2 (con Matteo Renzi alle rubriche di moda, costume e cucina) e Adriano Galliani al TG3.

mercoledì 24 ottobre 2012

Non è Galileo, è solo Bertolaso

Polemiche (su scala mondiale) a non finire sulla sentenza de L'Aquila che ha condannato a sei anni di carcere per omicidio colposo plurimo i sette componenti della Commissione Grandi Rischi che, riunitisi una settimana prima del terremoto, minimizzarono il pericolo e, in conferenza stampa, tranquillizzarono la popolazione invitandola a ritornare nelle case.
Oggi ha detto la sua, come gli è usuale a sproposito, anche il Ministro-del-contrario-dell-ambiente Corrado Clini, che ha accostato questa condanna a quella di Galileo (per la quale non ha saputo neanche approssimare una datazione: "un pò di tempo fa").
Clini parla di condanna di scienziati per il solo fatto che hanno a che fare con l'incertezza probabilistica del loro mestiere. L'informazione in generale pretende di far passare l'idea che la Commissione sia stata condannata per l'incapacità di prevedere il terremoto.
E' il contrario. Dopo quella riunione del 31 marzo 2009, la Commissione Grandi Rischi DIMENTICO' completamente l'incertezza probabilistica del proprio mestiere ed invitò gli aquilani a rimanere tranquilli in casa. Il giudice non è impazzito, pretendendo che i sismologi avrebbero dovuto prevedere il terremoto. Il giudice ha constatato che, se un terremoto non si può prevedere, quasi a maggior ragione non si può prevedere che un terremoto NON ci sarà.
E la Commmissione Grandi Rischi, dopo la riunione del 31 marzo, ha fatto finta di poter prevedere che, in presenza di un lungo sciame sismico, un forte terremoto NON ci sarebbe stato.
Non è vero che da adesso in avanti tutti gli scienziati si rifiuteranno di fare previsioni sugli eventi geologici.
Non è stata condannata la Scienza.
La chiave di volta del concetto è la famosa telefonata intercettata di Bertolaso all'assessore regionale alla protezione civile Daniela Stati (PDL) in cui dfiniva la riunione della Commissione "un'operazione mediatica, fatta per tranquillizzare la gente".
Per questo non è stata condannata la Scienza. Se la Scienza si presta ad "operazioni mediatiche", passa immediatamente nel campo della Cialtroneria. E' stata condannata la Cialtroneria.
Se la risposta scientificamente più corretta è "non lo so", il dovere degli scienziati è rispondere "non lo so"; e dall'altra parte ci dev'essere un pubblico consapevole che "non lo so" è una risposta del tutto legittima e non ha niente di vergognoso.
Non c'è motivo che gli scienziati seri fuggano dalle responsabilità di fornire pareri: continueranno a farlo quelli che, quando necessario, avranno la forza e l'autorevolezza di dire "non lo so".
Ed è giusto che spariscano dalla scena (e che siano condannati) quelli che si prestano ad "operazioni mediatiche" e a risposte di comodo.
Galileo, caro sedicente Ministro Clini, non c'entra nulla.
Galileo fu condannato perchè mostrò al mondo la sua conoscenza empirica ed entrò in contrasto con il Dogma ed il Potere. Questi cialtroni sono stati condannati perchè, al contrario, hanno seppellito la loro scienza in ossequio al Potere del Bertolaso di turno.

mercoledì 17 ottobre 2012

Voglia di urlare

Si taglia la spesa sociale, si tagliano le spese sulla scuola (pubblica: alla scuola privata i finanziamenti - pubblici - non mancano mai), si tagliano le spese sulla sanità, non si pagano le tredicesime ai dipendenti pubblici, si aumentano le tasse, si riducono le pensioni. Ma è per il bene di tutti, non ci sono soldi, bisogna ridurre il debito dello Stato. Si fa un'autentica carognata a tutti i dipendenti, di aziende che dovevano ridurre gli organici, che avevano accettato di andare in mobilità con la prospettiva di raggiungere la pensione sulla base delle leggi allora esitenti, cambiando le regole del gioco ad accordi già presi. E non si possono tutelare tutti questi turlupinati, perchè "manca la copertura finanziaria". Bisogna salvaguardare il Bilancio, è per il bene di tutti.
E taglia che ti taglia, guarda un pò, rimane da spendere un pò di miliardi per l'Alta Velocità Torino-Lione, sfacelo inutile. Lì la copertura, miracolosamente, c'è.
Opera inutile perchè da 25 o 30 anni il traffico sulla ferrovia ordinaria è costantemente in calo, e la linea attuale è utilizzata appena al 25 % delle sue potenzialità. Inutile perchè ormai le linee del commercio internazionale si sono spostate verso l'Asia, le merci viaggiano via nave e arrivano nei porti, e le direttrici del trasporto ferroviario sono dai porti al centro dell'Europa, Nord-Sud, non più Est-Ovest. Inutile perchè il resto della rete ad alta velocità in Italia è stato costruito per treni passeggeri, per risparmiare. Avete mai visto passare un treno merci sulle linee ad alta velocità ? Mai. Solo Freccia Rossa. Far viaggiare treni merci, enormemente più pesanti, a 200 Km/h comporta ben altra costruzione e ben altra manutenzione. E quindi ? Ammettiamo pure che le merci arrivino ad alta velocità da Lione a Torino. E poi ? A 45 Km/h da Chivasso al resto d'Italia ?
Eppure per questa meraviglia i soldi ci sono. E' per il bene di tutti ? Possiamo sospettare che si tratti di un gigantesco tangentificio ?

Costituazione della Repubblica Italiana

Art. 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Quando la crisi era ormai alle spalle, e l'Italia l'aveva superata meglio degli altri Paesi Europei, come ripeteva quotidianamente una spassosissima gag del duo comico Tremonti-Berlusconi, avremmo dovuto acquistare 131 (centotrentuno !) caccia-bombardieri F-35, da assemblarsi a Cameri, praticamente qui dietro casa mia. Aerei da bombardamento; la domanda più ovvia che uno si potesse porre mi pareva: Da usarsi dove ? Come ? Perchè ? Non era affatto ovvia, se invece la questione della petulante donnetta novarese fu: "E i pacifisti non li vogliono ? Eh, ma sono posti di lavoro..." Con identica logica, anche lo spaccio di stupefacenti garantisce numerosi posti di lavoro, e andrebbe pertanto incentivato.
Prezzi modici, per i cacciabombardieri: 80 milioni di dollari cadauno (significa 8 miliardi e fischia Euro per tutto lo stock).

Con il nuovo Governo dei competenti tecnici, ecco ora sobria accortezza alla cura del Bilancio, tagli delle spese; si dice sobriamente al fornitore: "No grazie, guardi, la merce non ci interessa più." ? Macchè. Solo, invece di comprarne 131, se ne comprano 90. Novanta aerei da bombardamento ? Da usarsi dove ? Come ? Perchè ? Però, oplà, ecco che ieri, candidamente, sobriamente e facciadibronzamente, il segretario del Ministero della Difesa, generale Debortolis, ammette che gli 80 milioni di euro cadauno erano il prezzo del modello-base, eh... con tutti gli optional vengono via per 127 milioni, ma probabilmente alla fine, chiavi in mano, costeranno più del doppio del previsto.
E, miracolo, miracolo, la copertura finanziaria c'è. Per spendere il doppio in aerei da guerra (certamente non difensiva, trattandosi di bombardieri) una decina di miliardi in più o in meno non è così rilevante. E' per il bene di tutti ? Per mandare in pensione tutti gli esodati basterebebro cifre molto molto inferiori, ma la copertura finanziaria non c'è.
Noi non avevamo un omino dedicato apposta alla spending review ? Uno che sta lì per valutare, meditare, selezionare le spese necessarie e sfalciare quelle superflue ? Per poi, dopo avere tecnicamente e competentemente vagliato, soppesato e analizzato, uscirsene con un "Tagliamo di un tot percento tutte le voci di spesa del Bilancio" tra le ovazioni generali ? E dov'era lo spendingreviewista Bondi ? Era girato dall'altra parte ? In quel momento era al cesso e non si è accorto di niente ?
Possiamo sospettare che queste ricche e inutili forniture militari siano un gigantesco tangentificio ?

Ma non basta solo pareggiare il bilancio, bisogna rilanciare la crescita economica (per chi ha letto in passato come la penso sull'argomento, questa è la più spassosa di tutte). Semplificare, agevolare le imprese, alleggerire gli impedimenti burocratici. Ed ecco servito in tavola, sempre ieri, il "disegno di legge semplificazioni". Quache articolo è particolarmente illuminante su che cosa si intenda per "semplificazioni".

- Art. 19: "Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre alla eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile e econimicamente sostenibile, devono essere adottate misure" Capito ? Se le acque di falda contaminate determinano un rischo sanitario e l'eliminazione della fonte di inquinamento non è "economicamente sostenibile", una bella stretta di mano e va bene così. Perchè il principio del "chi inquina paga" vale in tutto il mondo e da noi mai ? E il rischio sanitario non riguarda il bene di tutti ?

- Art. 20: "Nei siti contaminati, in attesa degli interventi di bonifica e di riparazione del danno ambientale, possono essere effettuati tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di infrastrutturazione primaria e secondaria, nonchè quelli richiesti dalla necessità di adeguamento a norme di sicurezza, e più in generale tutti gli altri interventi di gestione degli impianti e del sito funzionali e utili all'operatività degli impianti produttivi e allo sviluppo della produzione". Chi ci ricorda ? In attesa degli interventi di bonifica (campa cavallo...) l'azienda inquinante può fare praticamente tutto quello che vuole. Articolino ad aziendam per l'ILVA di Taranto, a soddisfazione di Corrado Clini, Ministro del Contrario-dell-ambiente. Se un giudice applica a puntino la legge, se si può si cambia il giudice, se no la legge.

Pralina finale:
- Art. 12: in materia di edilizia si abolisce il "silenzio-rifiuto". Cioè, se si richiede un'autorizzazione per un intervento edilizio e la Pubblica Amministrazione competente non risponde entro 45 giorni, vale il "silenzio-assenso" e si può partire con i lavori. E va bè. Anche qualora "l'immobile oggetto dell'intervento sia sottoposto a vincoli ambientali, paesaggistici o culturali".
Come come come ???? Lasciare al silenzio-assenso la possibilità di interventi edilizi in spazi vincolati ? E i vincoli paesaggistici, ambientali e culturali non sono tali per la salvaguardia del bene di tutti ? Ci vuole tanto a capire dove si va a parare ? Qui non si tratta di un articolino ad aziendam: è proprio riuscito così, ad minchiam. Per cementificare con qualsiasi obbrobrio gli angoli più belli d'Italia non sarà neanche più necessaro estorcere un permesso. Basterà invitare a cena il primo assessore che capita e convincerlo a tergiversare e ritardare un pò l'iter delle pratiche, e un bel residence dentro il Colosseo sarà del tutto regolare.

E questo sarebbe il fior fiore dei competenti, sobri e rigorosi tecnici ?
Ma ridateci Fanfani !

martedì 16 ottobre 2012

Appendice ai Campi Flegrei


Charles Lyell trattò dunque molto estesamente il vulcanismo del Golfo di Napoli in cerca di argomentazioni a supporto del suo unformismo e gradualismo, proprio all'interno dello scenario più catastrofista possibile.
Ma la sua incursione in territorio nemico era stata addirittura temeraria: Lyell stuzzicava l'orsacchiotto ignorando la presenza di mamma orsa alle sue spalle. Per le conoscenze di allora, infatti, non poteva sapere che l'intera area dei Campi Flegrei è un enorme cratere di una gigantesca e catastrofica eruzione esplosiva avvenuta circa 40000 anni fa, rispetto alla quale il Vesuvio non è che un foruncolo secondario e marginale, e le 44 bocche eruttive visibili nell'area, e lo stesso bradisismo puteolano, con i suoi lenti sollevamenti e sprofondamenti che tanto gratificarono il padre della geologia moderna, non sono che i sintomi residuali.
L'evento ebbe testimoni ma non cronisti: Homo sapiens era giunto in Europa dall'Africa, via Medio Oriente, da non molto tempo (circa 15000 anni prima), e coesisteva con la specie sorella Homo neanderthalensis, che aveva seguito la stessa via oltre 300mila anni prima, e si sarebbe estinta circa 10000 anni dopo quella super-eruzione.

Ma l'attualismo e l'uniformismo di Lyell rappresentarono un successo intellettuale per l'epoca ed esercitarono una profonda influenza sugli scienziati contemporanei. Un altro punto a favore per i sostenitori di questa concezione fu portato, nel 1842, dalla pubblicazione di The Structure and Distribution of Coral Reefs, con la prima esposizione della teoria esplicativa (in gran parte corretta) sulla formazione degli atolli corallini a laguna centrale. I coralli crescono nelle acque poco profonde alla periferia di una preesistente isola centrale, poi sommersa per un fenomeno di subsidenza che non può essere altro che lento e graduale, tale da consentire ai coralli di continuare a crescere in acque sempre poco profonde.
Fu quella la prima pubblicazione scientifica del giovane Charles Darwin che, reduce da un lungo viaggio intorno al mondo, aveva ormai iniziato a rimuginare a modo suo sull'estensione degli effetti di piccole modificazioni, cumulati sull'immensità del tempo geologico. Darwin fu fortemente influenzato dall'attualismo di Lyell, e nella esposizione della teoria dell'evoluzione si legò mani e piedi al gradualismo, anche contro il parere di alcuni dei suoi amici e sostenitori, non convinti della necessità di tale vincolo: Thomas Henry Huxley gli scrisse "Ti sei caricato di una difficoltà inutile abbracciando Natura non facit saltum senza riserve".
Le ragioni filosofiche di questa impostazione originaria ostinatamente gradualista porterebbero questo discorso troppo lontano, ma Darwìn stesso si rendeva conto delle difficoltà, poichè la galleria dei fossili, per quanto allora molto più sfornita rispetto ad oggi, manifestava già piuttosto evidenti discontinuità nelle successioni di faune.
Ed infatti non pochi problemi e fraintendimenti hanno ostacolato lo sviluppo e la comprensione della teoria dell'evoluzione a causa di tale presunta necessità di continue piccole modificazioni graduali.
Il paradigma attualista di Lyell può ancora essere abbastanza valido, per una crosta terrestre che può fratturarsi, sollevarsi o sprofondare, comprimere roccce e sedimenti, ma i cui componenti non si riproducono. Ma l'evoluzione biologica non ha alcuna necessità di procedere a ritmi costanti: perchè è invece una storia di discendenze, e non esclude affatto "punti caldi" di diversificazione e cambiamento, quando si tratta di riempire ambienti "vuoti" e, in assenza di concorrenza, quasi tutte le varianti possono funzionare piuttosto bene. Fu così quando, dopo 3 miliardi di anni di storia, per quanto combattuta ed avvincente, di soli microbi, 540 milioni di anni fa i primi vermiciattoli pluricellulari entrarono nel Cambriano e i loro discendenti sperimentarono una varietà mai più eguagliata di diversità di piani di organizzazione anatomica, di fronte ad una modalità di vita mai provata prima e liberi da vincoli storici di architettura corporea.
Ma fu così anche quando, più volte, immani catastrofi causarono grandi estinzioni di massa, liberando la possibilità di colonizzare ambienti, prima saldamente occupati, per quei pochi superstiti privi di speciali pregi adattativi, salvo l'avere in mano il biglietto vincente della lotteria.
E così, ad esempio, se 65 milioni di anni fa quel meteorite non avesse colpito la Terra spazzando via la gran maggioranza delle specie allora esistenti, forse oggi potrebbe esserci al mio posto un sauro di media taglia a digitare su una tastiera ergonomicamente sagomata per esigenze rettiliane.
E il mio alter ego squamato, discettando di evoluzionismo, tratterebbe legittimamente come piccole bizzarrie alquanto curiose quegli animaletti notturni pelosi, che allattano i loro piccoli, ineluttabilmente relegati ad occupare nicchie ecologiche tutto sommato marginali.

domenica 14 ottobre 2012

Campi Flegrei


Si può essere anti-divisti finchè si vuole, ma incontrare sulla propria strada un'autentica star di chiara fama qualche emozione la suscita sempre. Se poi nelle pieghe della biografia dell'oggetto della nostra devozione si scova una soluzione a qualche piccolo enigma personale, c'è un sottile supplemento di soddisfazione.

La cittadina di Baia, a nord di Napoli, è il sito di un complesso termale di epoca romana di dimensioni davvero impressionanti; ma soprattutto il castello aragonese che sovrasta l'abitato ospita il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, una vera sorpresa per ricchezza e bellezza di reperti. La zona è soggetta a bradisismo, il lento abbassamento o innalzamento del suolo, per cui lo stesso centro storico romano di Baia è oggi completamente sotto la superficie del mare, e molti reperti sono stati ripescati dopo secoli di immersione.
Nel presentare una statua di Iside (i culti egizi erano ben in voga in epoca precristiana) visibilmente reduce da lunga esistenza palombaresca, la guida ha attribuito, peraltro in perfetta concordanza con la targhetta didascalica, i fori e le intaccature sulla superficie a "Litodomi", animali dei quali nè io nè una giovane prossima collega più specializzata di me sugli esseri marini, abbiamo trovato traccia nelle rispettive memorie, nè in questa logora e vetusta, nè in quella più fresca di età e di studi.
Ci siamo quindi entrambi ripromessi di verificare a casa l'eventuale svarione. Ebbene, ho dovuto constatare che i Litodomi, in una denominazione poco usata, non sono altro che i preziosi e prelibati datteri di mare (Lithophaga lithophaga), vietatissimi, oltre che per la loro stessa salvaguardia, appunto perchè la raccolta comporta lo sgretolamento della roccia su cui essi si fissano. Poichè dunque, se non altro come nome improprio, i Litodomi esistono, non posso fare altro che rinfoderare il mio scherno ed assegnare un punto a favore della guida e degli estensori delle targhette del museo. Ma la nomenclatura già è una necessità ordinativa che ben poco può avere di eccitante: perchè complicarsi ulteriormente la vita con nomi inappropriati ? Se proprio si volesse italianizzare il nome scientifico, sarebbero casomai Litofagi, non Litodomi.

Così, senza che sapessi di essere già in svantaggio per zero a uno, da Baia si è passati per l'abitato di Pozzuoli, dove ho avuto l'occasionale incontro con quella celebrità della Storia Naturale. Ne avevo letto in un saggio di Stephen Jay Gould (1), e la fugace visione - non facevano parte del nostro itinerario, e mi sono dovuto accontentare di un'occhiata, rapida ma attenta, dal finestrino del pullman - delle imponenti tre colonne del cosiddetto Tempio di Serapide (e ci intrecciamo ancora con un culto egizio ed anche con una attribuzione errata, poichè facevano parte in realtà del complesso di edifici del mercato) è stata un attimo di quelli che restano nella memoria. E una rilettura del saggio era d'obbligo per l'occasione.

Charles Lyell (1797 - 1875), considerato il padre della geologia moderna, scelse l'immagine delle tre colonne di Pozzuoli come ouverture di tutte le dodici edizioni del suo trattato più importante (e fra i più importanti della storia della scienza), Principles of Geology, a partire dal 1830.
Di tutta la gamma di ambiti geologici presi in esame nei tre volumi del ponderoso trattato, l'area vesuviana è quella che di gran lunga riceve la maggiore attenzione. Ed a proposito delle colonne di Pozzuoli, Lyell fa due osservazioni cruciali: "lisce e intatte fino all'altezza di circa 360 centimetri sopra la base" sui circa 12 metri di altezza complessiva, e quindi: "Sopra questo livello c'è una zona, alta circa 270 centimetri, in cui il marmo è stato scavato da una specie di mitilide marino perforante, il Lithodomus."
Toh, chi si rivede. La relativa nota, neanche di Gould, ma del traduttore Libero Sosio (che considero affidabilissimo) è laconica: "Meglio noto oggi come Lithophaga lithophaga, è il comune dattero di mare". Litodomo è dunque una denominazione semplicemente desueta e fuori corso. Non escluderei che l'essere citato come tale nel testo più fondativo della scienza geologica, abbia favorito la persistenza del fantasmatico Litodomo nella nomenclatura usata da categorie quali curatori di musei e affini.
Lo scopo delle osservazioni di Lyell non era però quello di risolvere i miei dubbi in merito al dattero di mare. Le colonne, scoperte nel 1750, erano state erette nel I o II secolo d.C., ovviamente sopra il livello del mare; i segni delle litofaghe (oh, là: tiè !) fin oltre i sei metri di altezza indicano uno sprofondamento di tale consistenza (i datteri di mare vivono solo sotto la linea di bassa marea), mentre la base, per oltre tre metri e mezzo, era presumibilmente ricoperta di sedimenti o di ceneri vulcaniche; seguito poi da uno speculare sollevamento di nuovo sopra il livello del mare, dove si trovano ora, nel breve volgere di meno di 2000 anni. E tutti questi, pur macroscopici, movimenti devono essere stati sufficientemente lenti e delicati da non far cadere le colonne.
Per capire l'importanza dell'argomento occorre immergersi nello "spirito del tempo": nell'epoca in cui Lyell scriveva era in voga la concezione, detta "catastrofista", di una Terra staccatasi dal sole come globo incandescente e poi progressivamente raffreddatasi. La storia geologica sarebbe stata dunque plasmata da immani sconvolgimenti generati dal raffreddamento e indurimento della crosta, accompagnati dal raffreddamento e contrazione del magma fuso all'interno, con successivi episodi di collasso delle cavità che in tal modo si sarebbero generate tra crosta e mantello. Tale teoria forniva anche una direzionalità precisa agli eventi geologici, poichè i cataclismi in grado di modificare l'aspetto del pianeta sarebbero sì tuttora in atto, ma in corso di progressivo rallentamento, con l'approssimarsi di una tranquilla maturità per una Terra in gioventù ben più focosa (in senso letterale) e turbolenta.
Lyell era invece il più autorevole esponente della scuola di pensiero opposta, detta "attualista" o "uniformista": la storia geologica è modellata da fenomeni che possiamo osservare attualmente in azione, e che possono cumulare grandi effetti attraverso minime alterazioni continue e graduali: il corso d'acqua scava la roccia giorno dopo giorno per formare gole e valli, e minime quantità di sedimenti depositati continuamente plasmano le grandi pianure, le montagne si sollevano terremoto dopo terremoto e vengono continuamente erose: i grandi eventi catastrofici possono avere un effetto locale e temporaneo, ma non sono molto rilevanti nel corso generale della storia: lasciano semplicemente tracce più vistose e appariscenti rispetto alla quotidianità di fenomeni lenti e continui come erosioni e sedimentazioni. La Terra sarebbe quindi in uno stato complessivamente stazionario e la storia geologica non è, nel complesso, direzionale: terre si sollevano ed altre sprofondano; minimi sollevamenti e lente erosioni plasmano le montagne.
Ora possiamo capire il perchè di tanta attenzione riservata al vulcanismo del Golfo di Napoli: quale entità geologica più dell'area vesuviana è legata all'idea di grande catastrofe nella storia e cultura dell'Occidente ?
Il drammatico racconto di Plinio il Giovane della morte del nonno per osservare l'eruzione del 79 d.C.; la scoperta (recente ai tempi di Lyell) di Ercolano e poi di Pompei con le loro figure di vita quotidiana pietrificata all'improvviso; l'impressionante formazione del Monte Nuovo, un cono vulcanico alto 133 metri spuntato dal nulla alla periferia di Pozzuoli in meno di 48 ore di eruzione, tra il 29 settembre ed il 1 ottobre 1538.
Persino Amelia la fattucchiera che ammalia dal suo antro sul Vesuvio trama attivamente per sottrarre il prezioso decino portfortuna a Paperon de' Paperoni: pare davvero che ogni evento disastroso debba scatutrire da questo preciso punto della Terra.
Lyell andava dunque a giocare la sua partita intellettuale sul campo avverso: affiancata alle argomentazioni teoriche sulla non determinante rilevanza degli sconvolgimenti disastrosi e puntiformi nella grande scala del tempo geologico, l'osservazione diretta di un fenomeno di abbassamento e risollevamento del suolo tanto esteso e macroscopico, verificatosi nel brevissimo lasso di tempo di meno di duemila anni e dovuto solo a piccoli movimenti lenti e graduali, come quello delle colonne di Pozzuoli, in uno scenario tanto prodigo di cataclismi, gli forniva un appiglio particolarmente favorevole per mostrare le superiori possibilità del gradualismo nello spiegare tutta la varietà della storia geologica del pianeta.
Oggi immagino che la maggior parte dei geologi non abbracci più un uniformismo così intransigente e la storia geologica sia interpretata con più flessibilità rispetto alle rigidità di Lyell, ma in quel momento egli celebrò il suo trionfo intellettuale in "territorio nemico" esponendo a mò di trofeo l'immagine delle colonne di Pozzuoli in apertura dei Principles of Geology.

Il discorso meriterebbe però a questo punto un'appendice e l'apertura di qualche parentesi. Ma, onde non fare la fine di Franco Bragagna, rimanderò le estensioni ad una prossima puntata. A presto.

(1) S.J. Gould - Le colonne della saggezza di Lyell - in: Le pietre false di Marrakech. Il Saggiatore, 2007.

venerdì 12 ottobre 2012

martedì 2 ottobre 2012

Anniversari - 2 ottobre 1869 : Buon compleanno, Mahatma !


"E' probabile che le generazioni future stenteranno a credere che un simile uomo sia mai esistito sulla Terra in carne e ossa."
Albert Einstein, 2 ottobre 1944.

domenica 30 settembre 2012

Fiocco verde

E' nata la nuova Lega-maroni.

mercoledì 26 settembre 2012

Libero

Alessandro Sallusti, quando sogna, sogna in malafede. Siamo sicuri di volerlo mescolare con la libertà di stampa ? Libertà di asservirsi al padrone che ciascuno preferisce, questo sì. Ma la libertà di stampa ha come contropartita il dovere di informare. E anche la possibilità di dare informazioni sbagliate in buonafede. Sallusti cosa c'entra in tutto ciò ?

domenica 23 settembre 2012

Gli ultimi giorni dei Bocconiani


Ormai la follia era finita. La produzione industriale in Europa, Nordamerica e Giappone era scesa quasi a zero e la popolazione viveva con appena lo stretto indispensabile. Gli astuti imprenditori occidentali avevano delocalizzato quasi tutte le produzioni in Asia, dove potevano pagare i lavoratori un tozzo di pane. Così, tutto quanto veniva prodotto rimaneva invenduto perchè nessuno poteva permettersi di comprarlo, nè i disoccupati occidentali, nè i poveri dell'ex-terzo mondo.
Anche la meteora dello spaventoso sviluppo industriale cinese aveva concluso la sua parabola, e già si rimpiangevano i vecchi campi di riso sacrificati ad insediamenti faraonici e inutili. Tutti gli impianti produttivi erano quasi fermi.
Nell'Occidente ormai de-sviluppato le popolazioni urbane si disperdevano in cerca di pezzettini di terreno coltivabile dove ricavare un orticello. Dove possibile, si cercava di porre rimedio alla cementificazione idiota degli ultimi cinquant'anni demolendo; si cercva di recuperare terra per coprire in qualche modo piazzali e parcheggi, e ricavarne almeno un pò di lattuga. La strategia a più lungo termine era di attendere che sulle macerie degli edifici inutilizzati abbattuti crescesse qualsiasi cosa potesse servire da pascolo per capre, per avviare il lento processo di ricopertura con humus fertile.

L'Italia, che si era sempre distinta per avere stoltamente indirizzato i suoi talenti verso le produzioni più sciocche e superflue, riusciva ancora a trarre da tale vacuità qualche motivo di moderata soddisfazione: grazie alle ultime collezioni invendute di vestitini firmati, i campi di mais e di grano della Pianura Padana, che lentamente riguadagnavano spazio, erano solidamente, ma pure stolidamente, difesi dagli spaventapasseri più eleganti del mondo. Venivano organizzati tour di curiosi fin dalla Slovenia e dal Canton Ticino che, in gruppi ciclistici, passavano ad ammirare fantasiosi pupazzi agghindati con inutili orpelli griffati, ora irrisi anche dal sarcastico razionalismo delle gazze, piazzati nel mezzo di angusti appezzamenti di colture cerealicole, costretti tra capannoni vuoti e bretelle autostradali quasi deserte.

Qua e là per il mondo le foreste riuscivano faticosamente a riguadagnare qualche prezioso ettaro, e la drastica riduzione dei consumi faceva sì che, lentamente, se non altro il clima andasse a rabbonirsi e cicli di siccità e precipitazioni tendessero pian pianino a normalizzarsi.

La Germania fu l'ultima ad arrendersi. Era stato nominato un Governo Tecnico tutto fatto di illustri luminari che conoscevano le ricette giuste per tenere in ordine i conti pubblici e rilanciare lo sviluppo dell'economia.
Mentre in superficie masse cenciose si ingegnavano nella coltivazione di cavoli nei giardini pubblici ed allevavano maiali nei capannoni dismessi, l'Esecutivo dei Tecnici, asserragliato nel bunker sotto il Reichstag di Berlino, elaborava alacremente i suoi piani, e si susseguivano i Consigli dei Ministri.

La Ministra VonReno prese la parola: "Ho messo a punto un piano di liberalizzazione dei salari per cui le imprese potranno decurtare gli stipendi dei dipendenti a loro piacimento, e prolungare in caso di necessità l'orario di lavoro fino a 28 ore al giorno, così rilanceremo investimenti e produttività."

"Brava cara Elsa, - rispose il Capo del Governo Tecnico, Professor Bergen -
con qulache ..ehm... piccola razionalizzazione numerica sarà un buon provvedimento. Nessuno Governo al mondo ha saputo tenere testa alla recessione, ma noi che abbiamo studiato alla Bocconi sappiamo come uscire da questa crisi momentanea. Anzi, si vede già la luce in fondo al tunnel: se non nel 2033, almeno nel 2034 ci sarà la ripresa. Possiamo essere fiduciosi. A questo proposito, punto molto sulla siderurgia. A che punto siamo ?"

Il ministro dell'Ambiente Kling prontamente si mise sull'attenti: "Tutto in ordine, Mein Professor. Abbiamo verificato che nell'area intorno alle acciaierie Krupp di Essen gli abitanti muoiono come mosche per tutte le malattie possibili e immaginabili, ma ho pronto un decreto per incrementare provvisoriamente la produzione dell'acciaieria, in attesa di disporre di dati più sicuri, ed ehm.. che il problema della salute degli abitanti tenda pian piano ad estinguersi.. ehm... a risolversi da sè."

"Ottimo, Kling. Questo è il giusto approccio al problema, il nostro acciaio viene richiesto dalle industrie di tutto il mondo, i mercati apprezzeranno. Una soluzione degna di un vero Bocconiano. Un aggiornamento sull'andamento della siderurgia, sottosegretario ?"

- "Ehm, vede, mein Professor, il fatto è... che le industrie di tutto il mondo in effetti sono ormai quasi ferme, e del nostro acciaio non sanno cosa farsene, con rispetto parlando."

"Ma come ! - si ingrigì il già grigio Professor Bergen - L'industria pesante, il cuore pulsante, il motore traente dello sviluppo... a proposito di motori... Ministro, qui abbiamo molte frecce al nostro arco per far ripartire i consumi, vero ? La ripresa... anche i petrolieri si aspettano qualche..."

Prese la parola il Ministro dello Sviluppo Economico, Pussy (eh, va bè, lo so... ma d'altra parte, che devo fare ? Voi lettori fate finta che sia possibile un cognome così). "Puntiamo molto sul rilancio dell'industria dell'automobile, la Volkswagen dovrà finalmente investire e creare occupazione, e la riforma della Ministro VonReno va nella direzione giusta, permettendo a quel rognoso pidocchioso dell'Amministratore Delegato di sfruttare a suo piacimento la forza-lavoro. Abbiamo qualche dato, sottosegretario ?"

- "Uhm... automobili... sono diversi anni che non se ne vende manco una. La Volkswagen ha tutti gli operai in cassa integrazione in attesa di investimenti mai fatti, e l'Amministratore Delegato, quel tizio svizzero, Marchionne, se n'è andato in Nordamerica. Pare che si sia ritirato in una riserva indiana, perchè nella lettera che ha lasciato sulla scrivania c'era scritto "Marameo" e l'indicazione di fargli pervenire là i 46 miliardi di emolumenti che ancora gli spettano. Ho sentito dire che intende coltivare le sue doti umane di ascetismo e contemplazione, ma mi risulta che prende a calci le squaw perchè non gli preparano il caffè entro i sei minuti prescritti."

Pussy incrociò lo sguardo freddo e austero del Professor Bergen e austeramente impallidì. Il professore lo prevenne: "Ah, non mi posso fidare di nessuno. Ma per fortuna ci sono io che so come fare e conosco tutte le strategie. La via più semplice per rilancare l'economia, la più immediata, il volano che farà ripartire tutto sarà l'edilizia. Il mattone è sempre sicuro."
"Infatti - intervenne Pussy sollevato - ho pronta una serie di misure di facilitazione ed agevolazione per favorire nuove costruzioni. Sottosegretario !" (invocazione nervosa)

- "Mein Professor, esimio ministro, da sessant'anni in qua si è costruito l'inimmaginabile. A furia di investire sul mattone ci sono più case che abitanti, e la dsponibilità di abitazioni è tripla rispetto alle necessità. Non si vende più nulla e le città sono piene di edifici abbandonati. In compenso, adesso che abbiamo difficoltà ad importare derrate alimentari dall'estero, siamo a corto di terreni coltivabili."

Bergen assunse un'aria insolitamente irosa, arrivando al punto di battere un sobrio pugno sul tavolo. Ma si ricompose subito: "Ah, un caso da manuale dell'economia, ma per fortuna ci sono qua io che vengo dalla Bocconi. Il segreto per la ripresa è l'espansione dei mercati. Verso quali nuovi mercati possiamo aprirci, sottosegretario ? Cina, India, Brasile ?"

- "Già fatto, mein Professor."

- "Colombia, Argentina, Sudafrica..."

- "Già fatto, mein Professor."

Il Professor Bergen, forse per la prima volta in vita sua, urlò: "Troviamone altri, perdìo !"

Il sottosegretario dovette rivelargli qualcosa che la Bocconi probabilmente non contempla: "Questo pianeta non è infinito, mein Professor."

Bergen crollò sulla sedia mormorando: "Questo pianeta non è infinito..."

"Questo pianeta non è infinito..."

Nel buio del bunker sotto il Reichstag, come uno sciacqìo d'onda, si udiva ritornare ed echeggiare, sempre più flebilmente:

"Questo pianeta non è infinito..."

domenica 16 settembre 2012

Doppio fallo



Salerno. Compra un panino da McDonald's e ci trova dentro uno scarafaggio.
"Appena ho capito cosa c'era in quel panino, ho cominciato a sentirmi malissimo. Ho dovuto andare all'ospedale", ha detto lo scarafaggio
. (1)

Abbiamo parlato recentemente dei problemi di cattiva alimentazione che affliggono soprattutto le fasce più povere della popolazione negli Stati Uniti, dove la diffusione di proteine e grassi a basso costo porta in alcune aree ad avere un obeso ogni tre abitanti, come consguenza della concentrazione dei punti di vendita di generi alimentari decenti in centri commerciali inaccessibili a chi non dispone di un'automobile.

La ragazzina nella foto si chiama Taylor Townsend, ha 16 anni, tennista, mancina. Vincendo gli Open di Australia in gennaio è diventata la N°1 delle classifiche mondiali Under 18, quindi vince piuttosto regolarmente contro ragazze di uno o due anni più grandi di lei. Oltre che forte è anche piuttosto cicciotta: 1,68 per circa 80 kg.

Ora, succede che la Federazione Statunitense del Tennis, USTA, le nega i rimborsi spese di viaggio ed iscrizione per gli US Open di New York, con la motivazione che è troppo grassa, in aggiunta all'intimazione a raggiungere una buona forma fisica prima di presentarsi ad altri tornei (su qualche giornale ho letto anche "ad allenarsi di più" ma spero che si tratti della cronica inaffidabilità della stampa, e che non siano arrivati a tanta sciocchezza). Taylor a New York partecipa a spese sue, arriva ai quarti di finale nel singolo e vince il doppio.

La poca usta* dell'USTA pare sia dovuta alla zelante e troppo servile adesione alla campagna della signora Michelle Obama contro l'obesità dei giovani.
Per carità, il problema, come si è detto, esiste ed è grave, ma qui si tratta di una ragazza che pratica sport ad alto livello, allenata ed in forma a sufficienza da suonargliele a quelle più grandi di lei.

Così va: prima si lascia ogni aspetto della vita delle persone, persino gli approvvigionamenti alimentari, nelle grinfie dei processi del libero mercato ed in balìa della massimizzazione dei profitti, senza alcuna pianificazione e regolamentazione (tanto per dire la prima che viene in mente, obbligare la grande distribuzione ad utilizzare parte dei suoi lauti profitti per rifornire un verduraio strategico da tenere aperto in ogni paesino, non sarebbe forse più efficace delle campagne di propaganda della First Lady ?); poi, ogni tanto, a vanvera, e sempre per iniziativa individuale e senza organicità, parte una crociata su un argomento a piacere per il bene pubblico. E come succede di solito, le crociate finiscono per prendersela con il bersaglio sbagliato.

E' sconfortante. Mi consolerò cucinandomi un risotto al radicchio, alla salute dei lettori e della giovane tennista maltrattata perchè troppo in carne.

(1) Alessandro Bielli, 14 maggio 2010, su www.luttazzi.it, la "Palestra di satira" di Daniele Luttazzi. Per le regole della Palestra, lo spunto iniziale è un titolo di giornale.

*usta = comprendonio, in traduzione semplificata a beneficio dei carenti di usta e dei piemontesi.

martedì 11 settembre 2012

Anniversari - 11 settembre



"...gli Stati Uniti erano l'unico Paese dove non c'erano colpi di Stato, perchè là non c'era l'ambasciata degli Stati Uniti."

Eduardo Galeano - Specchi - Sperling & Kupfer, 2008.

Potremmo cominciare la storia dell' 11 settembre da uno sciopero di minatori nel nord del Cile nel 1967. Il Presidente, il democristiano Eduardo Frei, invocò l'intervento delle forze dell'ordine per controllare i manifestanti: otto minatori morti sotto il fuoco dell'esercito. O da un'occupazione, nel 1968 a Puerto Montt, nel sud, di un pascolo abbandonato da anni dai latifondisti, da parte di famiglie senza casa che vi costruirono baracche di legno e cartone. Il ripristino dell' "ordine e rispetto per la proprietà" comportò undici morti. In entrambi i casi l'iniziativa fu del promettente ufficiale di fanteria Augusto Josè Ramon Pinochet Ugarte (1).

Nel settembre 1970, il candidato di Unidad Popular, Salvador Allende, dopo avere ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni presidenziali (36,3 %), ebbe dal Parlamento la ratifica dell'elezione a Presidente della Repubblica.
Il Cile vive di rame. Un terzo del rame del mondo viene estratto nelle miniere del nord del Cile.
Salvador Allende pronunciò la parola magica: "nazionalizzazioni".

Nazionalizzazioni è il contrario di privatizzazioni. Le attività economiche strategiche vengono gestite dallo Stato e i proventi vanno a beneficio della collettività anzichè dei privati.
Se il monopolista della telefonia degli Stati Uniti, AT&T, sta tendendo migliaia di kilometri di fili di rame e, insieme ad altre industrie private nordamericane, detiene quote di proprietà delle miniere per pochi spiccioli di concessione, "nazionalizzazioni" è la formula magica che fa apparire come d'incanto i carri armati davanti al palazzo Presidenziale.

«Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli
Henry Kissinger, allora Segretario di Stato degli Esportatori di Democrazia.

Detto fatto.

L'11 settembre 1973 il governo del Cile fu rovesciato dai militari. Il Presidente Savador Allende morì nel suo ufficio durante o dopo il bombardamento del palazzo de La Moneda, forse suicida, forse no.

Una Giunta composta dal capo dell'esercito Augusto Pinochet (nominato tre settimane prima dalla stesso Allende, in sostituzione del dimissionario Prats), dal capo dell'aviazione Gustavo Leigh Guzmán, da José Toribio Merino Castro della marina, e César Mendoza Durán dei carabineros, ristabilì
'ordine e il sano mercato liberista, e Pinochet si sbarazzò rapidamente dei suoi anonimi sodali. Gli aiuti finanziari degli Stati Uniti, interrottisi per tre anni, ritornarono a fluire più copiosi che mai.
Seguirono 16 anni di sparizioni, torture, omicidi, furti, imprigionamenti arbitrari. Non c'è un militare che non si sia arricchito estorcendo beni mobili e immobili alle famiglie dei desaparecidos in cambio di informazioni fasulle sui loro cari.

La dittatura di Pinochet finì, per sfinimento della nazione, nel 1989, appesantita da milioni di dollari depositati dal cacicco in banche degli Stati Uniti, Svizzera, Jersey, Grand Cayman e HongKong; ma il ritorno della democrazia ebbe come prezzo la permanenza di Pinochet a capo delle Forze Armate, e la sua nomina a senatore a vita, con tanto di immunità. Il Cile accettava di essere un paese democratico facendo finta di niente su 5000 o più dei suoi cittadini di cui non si sapeva dove fossero andati a finire (molti di più delle vittime delle Torri Gemelle).

Eppure quasi nessuno gli ha dato la caccia, anzi: Giovanni Paolo II andò a visitarlo nel pieno della dittatura, e quando nel 1998 Pinochet fu sorpreso fuori dal Cile, in Gran Bretagna, patria della sua fervente ammiratrice Margareth Thatcher, da un mandato di cattura internazionale del giudice Baltazar Garzòn perchè fra le sue vittime c'erano cittadini spagnoli, fu ben protetto dai Governi di Blair e di Aznar, ed ottenne di essere rimandato in patria, anzichè estradato in Spagna per essere processato, per le sue "gravi condizioni di salute".
Scese dall'aereo in sedia a rotelle, e non appena fu sulla pista dell'aeroporto di Santiago del Cile, si rialzò in piedi e camminò tranquillamente, in un simultaneo ritorno di immunità parlamentare ed efficienza fisica, beffeggiando il mondo con la tracotanza del suo potere mafioso.
Novantunenne e impunito, Augusto Pinochet è morto il 10 dicembre 2006, nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani, scrive Eduardo Galeano, "in un gesto di involontaria adesione".

(1) Luis Sepùlveda - Il generale e il giudice - TEA, 2002

mercoledì 29 agosto 2012

Smaltimento


Immagino che tutti moriranno dalla curiosità, o almeno tutti potrebbero essere interessati, o magari a qualcuno potrebbe fregare qualcosa, di sapere che fine ha fatto il celebre sindaco di Adro (BS) Oscar Lancini, quello che ha a più riprese impestato le cronache negli anni passati, prima con la taglia (mimetizzata da premio di produttività per i Vigili Urbani) di 500 Euro per ogni immigrato clandestino catturato (2006); poi mettendo a pane e acqua gli scolari con genitori morosi nel pagamento della mensa scolastica (2010), poi per avere riccamente addobbato la nuova scuola "Gianfranco Miglio" con 700 soli delle alpi infilati in ogni dove, dal tetto ai posacenere, e poi tolti di mezzo a spese della collettività dopo quattro sentenze di condanna.
L'ultimo atto eclatante era stato, a fine gennaio di quest'anno, una lettera di insulti al Presidente della Repubblica, colpevole di avere nominato cavaliere l'imprenditore adrese che aveva pagato di tasca sua le rette scolastiche insolute, permettendo a tutti i bambini di tornare a pranzare assieme.
Da allora, sembra che non si siano registrate altre vaccate. Cosa starà tramando il vulcanico sindaco ? Starà alacremente lavorando nell'interesse dei suoi concittadini, come sempre. E infatti, una curiosità recente, volendo, si trova.
Leggo oggi che il 7 giugno 2012, il Comune di Adro ha stipulato una convenzione con la ValleSabbiaServizi, un'azienda che opera nello smaltimento rifiuti, ispirata a principi che qualche perplessità la suscitano. Vi si legge infatti:

"Ad ogni attività economica conseguono necessariamente aspetti deleteri per la popolazione".

Eh ? A parte il fare a cazzotti con l'Articolo 41 della Costituzione,

(Art. 41.

L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali
.)

suona inquietante, no ? Che cosa avrà voluto dire ? Per sapere dove va a parare questa evidente messa di mani avanti bisogna fare invece molti passi indietro e ricostruire una lunga ed istruttiva storia.

Si può avere un quadro più chiaro partendo da una interrogazione parlamentare del deputato (XV legislatura, 2006-2008) Francesco Tolotti dell'Ulivo, nella seduta del 8 febbraio 2007:

TOLOTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dal 1987 è in funzione a Paratico (BS) un depuratore consortile che raccoglie gli scarichi civili di 36 comuni della provincia di Brescia e di Bergamo;
l'impianto non ha mai evidenziato problemi fino al 1997, quando nel collettore di Capriolo ed Adro cominciano a riscontrarsi scarichi anomali, prevalentemente industriali, come denota la presenza di metalli pesanti;
proprio nel 1997 ha inizio l'attività dell'impianto di smaltimento di rifiuti liquidi speciali, pericolosi e non, di proprietà della ditta Elg, con sede ad Adro;
il Consorzio per la tutela ambientale del Sebino (COTAS) decide di concentrare la propria attenzione sull'inquinamento rilevato nel sistema fognario di Capriolo e Adro, attivandosi anche in ambito interprovinciale per risalire alle cause dell'inquinamento stesso;
dai controlli e dalle osservazioni effettuate si riscontra che il collettore di Adro e Capriolo durante i periodi più piovosi dell'anno raccoglie un surplus di acque che scarica a sua volta nel fiume Oglio; questa sovrabbondanza di scarico non è problematica se si tratta di scarichi civili, per di più diluiti dalle piogge, mentre può risultare dannosa per l'ambiente se nelle acque sono presenti rifiuti liquidi pericolosi;
proprio per tenere sotto controllo la situazione il Comune di Adro impone alla ditta Elg di installare un controllore automatico degli scarichi, monitorato periodicamente dall'ARPA;
il 12 gennaio del 2002 il COTAS sporge denuncia nei confronti di ignoti per l'inquinamento del sistema fognario di Adro e Capriolo;
a seguito della denuncia la magistratura di Brescia avvia una indagine penale che porta all'apertura di un fascicolo, n.1032, e in data 16 ottobre 2003 al rinvio a giudizio per sette capi di imputazione tra cui lo «scarico di sostanze inquinanti in fognatura», della signora Brescianini Maria, amministratrice unica di Elg e del figlio, signor Lancini Danilo Oscar, amministratore di fatto e responsabile tecnico dell'impianto di smaltimento e nel frattempo, dal 2004, divenuto sindaco del Comune di Adro. Il procedimento è tuttora in corso, una udienza era fissata per il 16 gennaio 2007, ma ha tuttavia portato al temporaneo sequestro dell'impianto, poi dissequestrato con prescrizioni, e ha determinato l'avvicendamento dell'amministratore unico della ditta Elg, che attualmente risulta essere la signora Lancini Lionella, sorella di Danilo Oscar;
proprio la signora Lancini Lionella è stata rinviata a giudizio nel marzo 2006, sulla base di tre capi di imputazione, tra cui lo «scarico di sostanze inquinanti in fognatura», per il periodo che va dal 10 aprile 2003 all'8 agosto 2004; la prima udienza di questo secondo procedimento si è svolta il 2 dicembre 2006;
va infine rilevato che, sempre sulla stessa materia, dalla primavera del 2005 è in corso una terza indagine, procedimento penale n. 20833, che non ha ancora portato alla formalizzazione di alcun rinvio a giudizio, ma ha determinato il 2 luglio 2005 un nuovo sequestro dell'impianto, in seguito dissequestrato ma mai più rimesso in funzione -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione, che è stata oggetto di approfondita attenzione della stampa locale e segnatamente, con numerosi articoli, del quotidiano «Il Brescia»;
quali provvedimenti intenda assumere, fatti salvi gli esiti cui porteranno in tema di accertamento delle responsabilità i procedimenti penali in corso, per assicurarsi che gli scarichi anomali più volte riscontrati nel collettore di Adro e Capriolo non abbiano compromesso, in misura anche grave, l'ecosistema del bacino del fiume Oglio che, in uscita dal Lago di Iseo e prima di gettarsi nel Po attraversa un territorio densamente popolato che interessa le province di Bergamo, Brescia e Cremona.
(4-02530)


Dunque, riassumiamo: Il sindaco Oscar Lancini è proprio un Padano tutto d'un pezzo, uno che lavora, che manda avanti come socio e responsabile tecnico la bella aziendina di famiglia, la cui titolarità è palleggiata tra mamma e sorella, e se c'è da lavurà mica si può stare tanto lì a guardare se i rifiuti tossici che dovrebbero essere trattati vanno a finire nelle fogne e nel fiume, i veri Padani sono lì per lavurà, mica per perdere tempo. Mica si può fermare l'azienda solo perchè si dovrebbe controllare dove vanno a finire i reflui (nel linguaggio liturgico del Liberismo "lacci e lacciuoli"): bisogna lavorare, lavorare; se poi sul fondo dell'Oglio ci sono andate a finire (pare) 7mila tonnellate di fanghi inquinati contenenti metalli pesanti, cianuro, varie ed eventuali, e nelle acque solventi, idrocarburi e di tutto un pò, pazienza; è un pò colpa anche di quel campionatore automatico prescritto dal giudice che, quando arrivavano i controlli, per un motivo o per l'altro era sempre guasto, che sfortuna. Ma se non si mandano avanti le laboriose imprese del Nord, mica si produce benessere (sottolineerei "benessere").
Ma non è ancora tutto: e poi ci sono le tasse, boiadungiuda, Roma Ladrona che strangola con le tasse quelli che lavorano e che producono; tasse, tasse, sempre tasse.
La Elg della famiglia Lancini è stata condannata definitivamente nel dicembre 2010 a risarcire al Comune di Adro (non Roma Ladrona, proprio Adro Adrone), 20.000 Euro di Ici non pagata dal 2005 al 2008.

Intermezzo comico: nel contenzioso per l'Ici non pagata, il sindaco di Adro era in causa contro la sua azienda, e questo farebbe già abbastanza ridere; ma il Comune di Adro si era costituito come parte lesa anche nel procedimento iniziato nel 2003 per lo scarico di sostanze inquinanti in fognatura; quindi, quando Lancini è stato eletto nel 2004, si era già ritrovato in causa contro se stesso, con l'aggravante che l'Amministrazione Comunale (monocolore Lega Nord) nominava i periti che avrebbero dovuto sostenere gli interessi dei cittadini contro il sindaco e la sua famiglia.

Pre-finale tragico: la fortuna di Oscar Lancini fu quella di non essere il solo politicante ad avere qualche problemuccio con la giustizia: a fine 2005 arrivò la legge Cirielli e Santa Prescrizione risolse tutti i problemi.
Intanto, però, arrivava anche il fallimento della Elg nel 2007, e la chiusura dell'impianto. Il Curatore Fallimentare ha trovato ogni spazio disponibile dell'azienda pieno stipato di rifiuti (la perizia è qui): con il processo in corso, sequestri e dissequestri, la ditta non poteva certamente continuare a scaricare nelle fogne, ma evidentemente negli ultimi tempi aveva continuato a ritirare (presumibilmente non gratis) rifiuti industriali che non poteva smaltire ma che tanto sarebbero finiti sul groppone di qualcun altro.

Ed è così che si arriva a questa strana convenzione di primavera. La ValleSabbiaServizi è un'altra azienda del Bresciano, che nel 2009 ha vinto (con una certa facilità, essendo l'unica partecipante) l'asta fallimentare per l'impianto della ormai ex Elg, e da marzo di quest'anno lo ha rimesso in funzione, addirittura con autorizzazioni ancora più ampie di quelle della vecchia gestione, dopo, naturalmente, i necessari lavori di messa in sicurezza degli scarichi. Ci possiamo credere ? Vi darò un indizio: vi interessa sapere chi è il responsabile tecnico della valleSabbiaServizi ? Va bè, ve lo dico lo stesso: si chiama Lancini Luca, e di mestiere fa il fratello del sindaco.