martedì 30 marzo 2010

Quelli che non impareranno mai

Nelle Regioni Campania e Calabria, il centro-molto-centro-e-poco-sinistra ha presentato due candidati espressi dagli apparati di partito, e che definire tutt'altro che limpidi è un eufemismo.
E perde. E perde pure molto pesantemente.
Nella Regione Puglia, fino all'ultimo il Partito Democratico ha tentato di scaricare il Presidente uscente Vendola, per potere felicemente cancellare ogni possibilità di progetto politico per sottoporsi placido ai ricatti di Pierferdy Casini.
Vendola ha dovuto lottare per imporsi, letteralmente a furor di popolo, come candidato della sua coalizione, contro tutti, non ha dovuto scendere a nessun compromesso con Piercasinando, ed ha presentato agli elettori solo la sua chiarezza di idee.
E vince.
Sarebbe un quadro fin troppo facile da leggere. Ma possiamo già da ora essere sicuri che il masochismo del Partito Democratico porterà i vertici del (per il momento) principale partito di opposizione a non imparare nulla da questa lezione.
Loro vogliono un partito fluido, un partito leggero, senza troppi apparati, senza ideologie, senza vincoli, senza progetti a lungo termine; riusciranno presto a raggiungere il massimo della leggerezza: tra non molto avranno un partito senza elettori.

giovedì 25 marzo 2010

Immagini senza parole, più qualche parola

Hebron, Cisgiordania: un colono israeliano ortodosso lancia vino per disprezzo su una donna palestinese.















Israele e territori palestinesi 1946-2005















"Hitler non inventò nulla. Da duemila anni, gli ebrei sono gli imperdonabili assassini di Gesù e i colpevoli di tutte le colpe.
Cosa ? Gesù era ebreo ? Ed erano ebrei anche i dodici apostoli e i quattro evangelisti ? Come dice ? Non può essere. Le verità rivelate sono oltre il dubbio: nelle sinagoghe il Diavolo fa lezione, e gli ebrei da sempre si dedicano a profanare ostie, avvelenare l'acqua santa, provocare bancarotte e diffondere pestilenze.
L'Inghilterra li espulse, senza lasciarne nemmeno uno, nell'anno 1290, ma questo non impedì a Marlowe e a Shakespeare, che forse non avevano mai visto un ebreo, di creare personaggi che obbedivano alla caricatura del parassita sanguisuga e dell'avaro usuraio.
Accusati di servire il Maligno, nel corso dei secoli questi maledetti passarono da un'espulsione all'altra e da una strage all'altra. Dopo l'Inghilterra, furono espulsi in seguito dalla Francia, dall'Austria, dalla Spagna, dal Portogallo e da molte città svizzere, tedesche e italiane. In Spagna avevano vissuto per tredici secoli. Si portarono via le chiavi di casa. C'è qualcuno che le ha ancora.
La colossale macelleria organizzata da Hitler fu il culmine di una lunga storia.
La caccia agli ebrei è sempre stato uno sport europeo.
Adesso i palestinesi, che non l'hanno mai praticato, ne fanno le spese."

Eduardo Galeano, Specchi, Sperling & Kupfer 2008.

martedì 23 marzo 2010

Il paradigma della cravatta verde

Tra i mille motivi di indignazione che si trovano quotidianamente nella lettura dei giornali, quello che mi ha più impressionato questa mattina è contenuto in una lettera di una mamma di Torino alla redazione de il manifesto.
La signora, che sta iscrivendo il figlio in prima elementare, è andata a consultare le graduatorie per la composizione delle classi ed ha trovato, inorridita, l'elenco dei bambini diligentemente suddiviso per nazionalità. Anzi, ancor più crudamente, rileva la mamma, in realtà senza alcun interesse per la nazionalità: due sole categorie: italiani e stranieri. Bambini di sei anni, dello stesso quartiere, che hanno giocato insieme all'asilo e ai giardinetti, devono trovare il proprio nome in due colonne diverse, italiani o stranieri ?
La signora, messa di fronte al "fantasma del razzismo decretato per legge" paventa il momento in cui la Gelmini imporrà la dicitura "italiano" o "straniero" ricamata anche sul grembiule (o magari, chissà, grembiulini di colori diversi ?) e conclude: "noi ci ricameremo su "straniero", perchè in questa Italia così meschina e razzista non è che ci sentiamo tanto a casa."

mercoledì 17 marzo 2010

Sensazionale scoperta zoologica: i bonobo sono più umani degli elettori della Lega Nord



Va bene, riconosco che il titolo contravviene a tutte le regole della buona divulgazione scientifica, ma mi è stato davvero impossibile riuscire a trattenermi.
Vediamo di cosa si tartta: giusto un mesetto fa avevo accennato ad una ricerca che evidenziava alcune differenze comportamentali tra i bonobo e gli scimpanzè, e in particolare la tendenza dei bonobo a mantenere da adulti alcuni tipi di comportamento propri degli scimpanzè giovani (post del 9 febbraio "Noi eterni bambinoni"). In quella riflessione associavo questa speciazione contrassegnata dalla persistenza di caratteristiche giovanili con le peculiarità della nostra specie, che ha scimpanzè e bonobo come parenti più prossimi, ed in cui la neotenia (cioè il prolungamento degli stadi di sviluppo giovanili) è estremamente pronunciata.
Ora, nel numero successivo della stessa rivista, ricercatori dello stesso gruppo pubblicano un altro lavoro (*), che pone maggiormente in risalto un aspetto particolare del comportamento dei bonobo: la tendenza a condividere il cibo con i propri simili, per scelta volontaria, consapevole e deliberata (nel senso che potrebbero benissimo mangiare tranquillamente da soli, e decidono spontaneamente di aprire una porta per far entrare un altro bonobo). Ovviamente le coppie donatore - accettore sono soggetti non imparentati tra loro, anzi in tre casi su sette si tratta di individui provenienti da popolazioni diverse.
Il fatto è molto più interessante (specie alla luce dell'ipotetico "parallelismo differenziativo" tra le specie del nostro gruppo a cui si accennava sopra) di quanto potrebbe sembrare, perchè si pensava che questo tipo di comportamento altruistico fosse esclusivo degli uomini (e, ahimè, neanche di tutti).

La chicca di questa ricerca è che è stato prodotto un filmato che rende un'idea visiva molto immediata dello svolgimento degli esperimenti; lo trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=sRDc4SCaFLQ


(*) Brian Hare and Suzy Kwetuenda: Bonobos voluntarily share their own food with others.
Current Biology, Volume 20, Issue 5, R230-R231, 9 March 2010

lunedì 15 marzo 2010

Quando corre Nuvolari

"Quando corre Nuvolari mette paura…
perché il motore è feroce mentre taglia ruggendo la pianura
Gli alberi della strada
strisciano sulla piana,
sui muri cocci di bottiglia
si sciolgono come poltiglia,
tutta la polvere è spazzata via!"




E' iniziato ieri il 61° Campionato mondiale di Formula 1, ed alle nostre latitudini tutti sono molto soddisfatti per la brillante vittoria della Ferrari.
E se questo fosse tutto il discorso che ho da fare, avreste ragione di convenire che questo blog sta degenerando.
In realtà, il motivo per cui scrivo qualche riga sull'argomento è che mi sono divertito a fare due conti: le automobili di Formula 1 hanno iniziato la gara di ieri con circa 160 Kg di benzina nel serbatoio (densità della benzina 0,69 - 0,70 Kg/l, quindi circa 230 litri), per completare il percorso di 308,405 Km: vale a dire che questi gioiellini di tecnologia percorrono tra 1,3 e 1,4 Km con un litro di benzina. Con questo, dovrebbe già cominciare a decadere un pò del senso di ammirazione del pubblico.
Ma andiamo avanti nei conteggi.
Se tutte le 24 vetture partenti avessero completato la corsa, sarebbero stati consumati complessivamente 3840 Kg di benzina, con una emissione di (udite, udite) 11,5 TONNELLATE di anidride carbonica. Voglio essere molto buono, e terrò conto dei concorrenti che hanno completato meno giri rispetto al chilometraggio previsto: in un'ora e quaranta minuti, questa competizione sportiva ha rilascato nell'atmosfera grossomodo 9 tonnellate di CO2. Ovviamente solo per la gara, senza considerare le prove.
La questione è: nel mondo di oggi, che senso hanno gli sport motoristici, se ormai dovremmo essere consapevoli (non lo siamo, ma è solo per colpa nostra) che un motore a combustione, come strumento di trasporto individuale, è un lusso che il pianeta su cui viviamo non può permettersi ? Il mito dell'automobile come veicolo di libertà è un anacronismo, roba da inizio '900: potenza e velocità si sposavano pressochè automaticamente al repertorio immaginario dello sviluppo esplosivo della tecnologia, che a sua volta poggiava sulle illusioni industrialiste dell'ottocento, di un progresso ineluttabile e inarrestabile, sostenuto dalla falsa percezione di una illimitata disponibilità di risorse.
Ma ormai siamo nel 2010 e dovremmo svegliarci: le risorse non sono illimitate, il pianeta su cui viviamo non può sostenere l'aumento continuo dei consumi su cui si basa l'economia di mercato, e prima ci togliamo dalla testa le illusioni di progresso economico ineluttabile fondato sull'espansione senza limiti del consumo, più probabilità avremo di cavarcela.

lunedì 8 marzo 2010

Repubblica delle Banane

Negli ultimi due giorni, da quando il Governo Banana ha partorito l'ennesima e certamente non ultima porcata, il decreto-legge notturno per salvare le liste irregolari di Polverini e Formigoni, ho letto ripetutamente su vari organi di stampa che l'uso del decreto-legge in materia elettorale è espressamente vietato dalla legge stessa. Tralasciamo per ora il punto ancora più fondamentale che il ricorso al decreto-legge è consentito solo per casi di estrema necessità e urgenza, ove non sia logico attendere i tempi del normale iter parlamentare; esempio tipico: lo stanziamento di fondi per far fronte a catastrofi improvvise; qui l'unica catastrofe naturale è l'esistenza di Formigoni, non c'è un vuoto legislativo da colmare, perchè una legge su tempi e modi nei quali vanno presentate le liste c'è e funziona benissimo, e se qualcuno sbaglia questo non dovrebbe essere una preoccupazione del legislatore, ma di chi la legge deve farla rispettare (cioè il potere giudiziario); lasciamo perdere anche questi aspetti elementari.
Ora, la legge che ci interessa è la 400 del 1988, che potete trovare facilmente dovunque, ed in particolare l'articolo 15, che riporto qui sotto, comma 2, punto b (che ho evidenziato in corsivo).

Legge 23 agosto 1988, n. 400
Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri.


Art. 15 - Decreti-legge

1. I provvedimenti provvisori con forza di legge ordinaria adottati ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione sono presentati per l'emanazione al Presidente della Repubblica con la denominazione di "decreto-legge" e con l'indicazione, nel preambolo, delle circostanze straordinarie di necessità e di urgenza che ne giustificano l'adozione, nonché dell'avvenuta deliberazione del Consiglio dei ministri.

2. Il Governo non può, mediante decreto-legge:

a) conferire deleghe legislative ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione;

b) provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione;

c) rinnovare le disposizioni di decreti legge dei quali sia stata negata la conversione in legge con il voto di una delle due Camere;

d) regolare i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti;

e) ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale per vizi non attinenti al procedimento.

3. I decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.

4. Il decreto-legge è pubblicato, senza ulteriori adempimenti, nella Gazzetta Ufficiale immediatamente dopo la sua emanazione e deve contenere la clausola di presentazione al Parlamento per la conversione in legge.

5. Le modifiche eventualmente apportate al decreto-legge in sede di conversione hanno efficacia dal giorno successivo pubblicazione della legge di conversione, salvo che quest'ultima non disponga diversamente. Esse sono elencate in allegato alla legge.

6. Il Ministro di grazia e giustizia cura che del rifiuto di conversione o della conversione parziale, purché definitiva, nonché della mancata conversione per decorrenza del termine sia data immediata pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


Dobbiamo quindi andare adesso a vedere che cosa dice l'articolo 72 della Costituzione, in particolare il quarto comma. Eccolo qua (sempre in corsivo la parte di interesse per il nostro dicorso):

Art. 72.

Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale.

Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l'urgenza.

Può altresì stabilire in quali casi e forme l'esame e l'approvazione dei disegni di legge sono deferiti a commissioni, anche permanenti, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge è rimesso alla Camera, se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della commissione richiedono che sia discusso o votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di pubblicità dei lavori delle commissioni.

La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi.


Cioè: per leggi di materia costituzionale, elettorale, di approvazione di bilancio, di ratifica di trattati internazionali, ecc. l'unico iter consentito è quello normale, cioè la discussione e l'approvazione articolo per articolo in Parlamento. Lo stabilisce l'articolo 72 della Costituzione. La legge 400 del 1988, nel riformulare prerogative e facoltà del Governo e della Presidenza del Consiglio, non fa che ribadire e confermare tale principio.
Quindi, secondo me, non è vero che il decreto salva-Formigoni viola la legge 400.
E' puramente e semplicemente incostituzionale.
E mettendo la sua firma sotto una porcheria del genere, questa volta anche Napolitano mi ha molto deluso.

mercoledì 3 marzo 2010

Cchiù pilu per tutti !


Stimolerò oggi i vostri istinti più pruriginosi; ma non tratteremo "lu pilu" in quanto merce di scambio per favori politici, nè come pratica poco confessabile che rende uomini potenti facilmente ricattabili; quindi levatevi dalla testa il lettone di Putin, le escort, i trans, la fisioterapista di Bertoladro (se quello, poverino, passa la vita a fermare le frane reggendo i costoni di roccia sulle spalle, per forza gli viene la cervicale; ancora non mi è chiara l'importanza delle dimensioni ridotte del bikini della massaggiatrice rispetto all'efficacia del trattamento, ma mi informerò). Niente di tutto questo.
Parleremo per l'appunto di pelo, e più precisamente di quella piccola estensione che tanto attrae l'Onorevole Cetto La Qualunque. Non vi sarà sfuggita (ci avrete pensato almeno una volta nella vita) la peculiarità della distribuzione delle aree coperte da folta pelliccia sul corpo umano (in realtà siamo interamente coperti di peli proprio come gli altri mammiferi, solo che per la maggior parte si tratta di peluzzi sottilissimi e quasi invisibili), e i più acuti tra i lettori di questo blog, che per definizione sono persone sveglie, avranno anche notato che le superfici interessate sono molto discrepanti rispetto a quelle del resto della nostra Classe (i mammiferi sono gli unici Vertebrati forniti di peli, che fatico un pò a definire strutture meravigliose: diciamo che sono un adattamento passabile, sia come praticità che come qualità dell'isolamento termico; come mammifero, non posso fare a meno di invidiare quei veri prodigi della natura che sono penne e piume - donna pennuta ? sempre piaciuta forse no, ma magari un pensierino chissà... - ma non divaghiamo).
Jesse Bering, nel suo blog "Bering in mind" ci illumina alcuni punti oscuri (in senso puramente metaforico) sulle peculiarità del vello posto dove non batte il sole. Intanto, cosa ci fa lì. Un rapido giro di osservazioni fra i cugini mammiferi ci permetterà di notare che l'area pubica non è mai sede di una pelliccia particolarmente folta, anzi, di solito è vero il contrario. Nell'uomo, essa avrebbe assunto il significato di segnalazione visiva della nostra efficienza come potenziali parter riproduttivi, sbandierando ai nostri simili la raggiunta maturità. Per poter funzionare in questo senso, essa dovrebbe essersi ri-sviluppata dopo che l'evoluzione ci ha privati del pelo sul resto del corpo. Sul perchè ed il come siamo diventati glabri Bering non si espone; io ricordo di aver letto anni fa dell'ipotesi che, una volta persa l'attitudine ad arrampicarsi velocemente sugli alberi, i nostri antenati sfuggissero ai predatori rifugiandosi in acqua; e la perdita della pelliccia sarebbe un adattamento per accelerare l'asciugatura una volta scampato il pericolo; ma credo che questa idea non abbia altro sostegno che la sua plausibilità: non so se ci siano ulteriori indizi a confermarla.
Secondo punto: perchè quei peli lì sono tendenzialmente ricci ? Anche qui, dobbiamo limitarci alle illazioni, pur se, ehm..., ricche di delizie: i peli ricci tendono a trattenere meglio l'aria, inumidita dal sudore (ragione per cui i capelli crespi sono un tipico adattamento ai climi caldi); l'arricciamento dei peli pubici potenzierebbe quindi la segnalazione visiva con un'inebriante sinfonia olfattiva di effluvi ed afrori trattenuti in quel piccolo ma aulentissimo ricettacolo. La segnalazione odorosa ha mantenuto una certa importanza anche per noi uomini, animali dal naso piuttosto debole; se attualmente stiamo perdendo un pò di questa sana naturalità, gioverà ricordare che il Re Vittorio Emanuele II, quando organizzava i suoi incontri con l'amante neanche-tanto-segreta, mandava il suo emissario di fiducia a comunicare l'ora dell'appuntamento alla bella Rosina, senza mai dimenticare la raccomandazione di non lavarsi, per non privare Sua Maestà di parte del gusto. Nessuna meraviglia se i discendenti di cotanto avo oggi cantano inni d'amore ad un Paese in putrefazione.
E ancora: il pelo pubico è molto più grosso e spesso rispetto al capello; è in effetti molto simile alla pelliccia del gorilla (potete facilmente verificarlo accarezzando il prossimo gorilla che vi capiterà di incontrare). Questa rassomiglianza ci ha procurato qualche noia. Tutti sappiamo che i pidocchi che infestano capelli e vestiti (Pediculus humanus, con le due sottospecie ecologiche capitis e corporis - o vestimentorum -) sono di una specie diversa (e non solo: persino di un genere diverso), dalle piattole (Phthirius pubis); queste ultime sono invece strettamente affini a Phthirius gorillae, il pidocchio del gorilla. Le differenze genetiche permettono di stimare che la diversificazione tra P. pubis e P. gorillae risalga a circa 3,3 milioni di anni fa, cioè diversi milioni di anni dopo la separazione tra la linea filetica dei gorilla da quella di scimpanzè ed uomo. Il salto di specie dovrebbe essere avvenuto quindi per via orizzontale, presumibilmente a causa dell'abitudine dei nostri antenati di cacciare anche le altre scimmie. Il contatto tra cacciatori e carcasse avrebbe permesso a Phthirius gorillae di trovare un nuovo habitat confortevole e non troppo dissimile da quello di origine, nel quale insediarsi e dare origine alla nuova specie, la quale ha poi avuto, a seguito dell'esplosione demografica dell'uomo, "vagonate di pilu" (nel senso più letterale) a sua disposizione per prosperare. Escluderei quindi le turpi modalità di trasmissione immaginate da Georges Brassens nella celebre canzone tradotta in italiano da Fabrizio De Andrè negli anni '60.
L'evoluzione culturale poi rimescola ulteriormente le carte; due diversi studi statistici condotti in Australia rivelano che l'uso della depilazione intima (totale o parziale) è molto più diffuso tra i giovani di quanto noi estimatori dell'articolo un pò attempati ed inclini al tradizionalismo potremmo immaginare: risulta che il 76% delle studentesse universitarie si sia rasata il pube almeno una volta; e la tendenza non è diversa tra i maschi (66 % tra gli eterosessuali, e 82 % tra gli omosessuali). E alcuni epidemiologi cominciano già a rilevare una diminuzione significativa nella frequenza delle infestazioni da P. pubis.
Dimostrazione della vacuità delle mode: oggi la diffusione della depilazione non segue certo convenienze igieniche, ma è evidentemente una vanità estetica (alla luce di quanto detto sopra: pedofilia latente ?); in realtà anche le prostitute medioevali si depilavano, e proprio per abbattere il rischio di ricevere e ridistribuire piattole; ma poichè allora i gusti dei clienti non contemplavano il glabro, si ripristinava il senso del bello applicando delle apposite "parrucche pubiche".
E questa era la parte pruriginosa: confesserete che vi sarà venuto qualche impulso a grattarvi. Ora però posate quel rasoio: parallelamente alla diminuzione dei casi di piattole, si osserva anche un aumento (inversamente correlato) di infezioni di gonorrea e Chlamydia; difficile che si tratti di una coincidenza, anche se in questo caso è più arduo immaginare la relazione causale, e quale tipo di protezione si perda rispetto a queste malattie rimuovendo i peli.
Ci sono probabilmente ancora molti altri misteri da svelare e mettere a nudo (nel senso buono del termine..., insomma... nel discutibile senso buono, chè forse il senso migliore era l'altro... va bè, fate voi).